"L’Alto Adige fa scuola per quanto riguarda la tv digitale terrestre", almeno secondo il viceministro del MSE-Com, Paolo Romani intervenuto a Bolzano, assieme al governatore Luis Durnwalder, in prossimità dello switch off che vedrà l’Alto Adige abbandonare la tv analogica tra il 28 ottobre e l’11 novembre.
La curiosa affermazione di Romani è, in realtà, da porre meramente in relazione alla presenza della Azienda speciale Ras che diffonde i segnali della tv austriaca e di alcune emittenti tedesche e svizzere già da qualche tempo in digitale. Entusiasmo molto da ridimensionare, quindi. Intanto si sta concludendo lo switch-off nel Piemonte occidentale, dove fino al 6 ottobre la migrazione toccherà la provincia di Torino nord-occidentale, dalle valli di Lanzo al Canavese occidentale, mentre dal 7 al 9 ottobre sarà interessato il Canavese orientale, con le pianure di Torino e di Cuneo. E le cose lì, come supposto dall’inizio, non vanno affatto bene, poiché, a parte i malumori degli editori locali che hanno visto sacrificati spazi essenziali per i secondi multiplexer di cui sembra qualcuno avesse diritto (un ricorso al TAR è sicuro, ma probabilmente ve ne saranno altri) e la questione dei numeri LCN, che in Piemonte ha già fatto scorrere diverse diffide e controdiffide tra emittenti utilizzatrici della stessa numerazione (con probabile deriva giudiziaria in sede civile), pare che ci siano intere comunità montane e molti comuni sul piede di guerra a seguito dell’oscuramento di impianti minori disattivati o trasmettitori ex art. 30 D. Lgs 177/2005 divenuti, secondo una certa intepretazione, illegittimi e quindi costretti all’inattività. Tanto che si mormora (come avevamo ipotizzato su queste pagine poche settimane fa) di un MSE-Com che stia correndo in tutta fretta ai ripari per poter rilasciare autorizzazioni agli enti locali per il ripristino della funzionalità dei microimpianti (chissà poi perché, visto che l’art. 30 D. Lgs 177/2005 è pienamente vigente, sicché ci sarebbe ben poco da elucubrare…). Una gestione della vicenda, da parte di MSE-Com e Agcom (che in tanti pasticci digitali ha la sua bella responsabilità), che, al di là dei sorrisi di facciata, sta facendo venire un fegato così a diverse persone di Viale America 201 (e non solo lì). Figuriamoci cosa succederà, con tali premesse, quando saranno toccate dallo switch-off aree radioelettricamente esplosive come la Campania, il Lazio e, soprattutto, la Lombardia (con il Piemonte orientale e la provincia di Piacenza). E intanto si inizia a riflettere sugli effetti nel lungo periodo che la digitalizzazione avrà sull’audience.