Dunque la notizia era fondata ma imprecisa. Il gruppo Telecom Italia ha fatto sì ricorso per la mancata assegnazione di 4 mux in Val d’Aosta (area tecnica 2), Piemonte occidentale (at 1) e Trentino Alto Adige (at 4), ma contro il MSE-Com e non l’Agcom.
Del resto Agcom si era solo limitata ad emanare le delibere per la migrazione tecnologica nelle singole aree tecniche, mentre è il dicastero di cui è viceministro Paolo Romani (foto) ad aver rilasciato i provvedimenti di assegnazione dei diritti d’uso dei canali DTT, così che la presunta decisione di un ricorso verso l’organo di garanzia delle tlc era apparsa agli esperti particolarmente curiosa. La strada del ricorso straordinario al Capo dello Stato, dopo Retecapri (che però pare aver proprio impugnato una delibera Agcom, strategia che lascia qualche perplessità giuridica se oggetto del ricorso fosse per l’appunto la mancata assegnazione del secondo mux), è stata scelta anche da Telecom Italia Media Broadcasting, probabilmente perché erano spirati i termini per impugnare i provvedimenti avanti al TAR. Il network provider che fa capo a Telecom Italia avrebbe altresì anticipato la richiesta di un risarcimento economico di 240 mln di euro per aver ricevuto in dote nelle aree tecniche 1, 2 e 4 solo tre multiplexer anziché i quattro che aveva già legittimamente conseguito nell’area 16 (Sardegna), quale conversione delle altrettante reti precedentemente esercite, cioè due analogiche e due numeriche. Senza conoscere i motivi di ricorso (in senso giuridico), in effetti appare singolare che il medesimo operatore nazionale abbia ottenuto in una regione quattro mux e nelle altre tre, creando di fatto un inconsueto network provider promiscuo, con doppia veste nazionale e (di fatto) locale. A quanto è dato di sapere, la motivazione della bizzarra assegnazione sbilanciata risiederebbe nelle obiezioni dell’Unione Europea sulla iniziale mancata previsione nel nostro Paese del "dividendo digitale" a vantaggio di nuovi entranti, che avevano indotto il MSE-Com ad un cambio in corsa delle regole di assegnazione dei diritti d’uso temporanei (aggettivo, questo ultimo, non irrilevante in ambito giuridico, come certamente si vedrà nel prosieguo della vicenda), creando il solito pasticcio italiano che ha penalizzato alcuni operatori che confidavano in un quadro tecnico-giuridico poi mutato (ora sono previste 5 reti da assegnare a nuovi operatori e 21 reti nazionali DTT convertite dal sistema preesistente, cioè quattro mux a Rai, altrettanti a Mediaset, tre a TIMB, due a Rete A, uno ciascuno a Europa 7, a ReteCapri e a D-Free). La notizia del ricorso è stata confermata da una fonte Telecom Italia, che – riporta un’agenzia Reuters – ha precisato che esso "è stato fatto contro il ministero dello Sviluppo Economico perchè in alcune zone del Paese – Val d’Aosta, Piemonte occidentale e Trentino Alto Adige – a Telecom Italia sono stati assegnati 3 multiplex contro i quattro della Sardegna", aggiungendo che "E’ stata avanzata anche una richiesta danni di oltre 240 milioni" (o, sembra, in alternativa 1 milione e 640mila euro per ogni anno di ritardo nell’assegnazione del quarto mux nazionale). Ci avviamo ad un altro caso Europa 7?