Il 14 ottobre scorso si è svolto a Roma il convegno promosso dal Dipartimento delle Comunicazioni del Ministero dello Sviluppo Economico e dal Comitato Nazionale Italia Digitale sul tema “Il superamento dell’analogico – I 90 giorni di switch-off che coinvolgono il 30 per cento della popolazione".
"Considerata l’enorme importanza strategica di tale appuntamento, ReteCapri, emittente nazionale indipendente che trasmette dall’isola di Capri, reputa scandaloso, oltre che gravissimo, non essere stata invitata essendo anch’essa attrice nazionale protagonista del processo di transizione al Dtt", ci scrive l’emittente dell’editore Costantino Federico (foto). "La sua presenza è stata confinata soltanto tra le decine di tv al plasma che trasmettevano i canali digitali, peraltro in posizione (guarda un po’!) marginale. Come sempre, anche in questo caso, erano presenti sul palco soltanto i soliti “pesci grossi”: Corrado Calabro’, presidente dell’Agcom, Paolo Garimberti, presidente della Rai; Fedele Confalonieri, presidente Mediaset; Franco Bernabe’, amministratore delegato di Telecom Italia; Tarak Ben Ammar, presidente D-Free (…) Paolo Romani, viceministro con delega alle Comunicazioni", continua la stazione dei faraglioni. "Oltre a ReteCapri, sono stati esclusi anche altri soggetti come l’associazione di categoria CNT-TPD (Coordinamento Nazionale Televisioni – Terzo Polo Digitale). A tal proposito, ReteCapri ricorda che l’associazione DGTVi non rappresenta l’intero panorama dell’emittenza televisiva, ma solo quella parte più potente (es.: Rai, Mediaset e Telecom Italia Media), una condizione palesemente concertata proprio per favorire specifici gruppi editoriali; basti pensare che l’adesione alla DGTVi comporta l’esborso di una somma iniziale pari a 100.000 Euro più una quota annuale di ulteriori 100.000 Euro! Una vera e propria barriera all’ingresso che esclude gli editori medio-piccoli", spiega il comunicato di Retecapri, che continua: "Oltre al fatto organizzativo/rappresentativo, ReteCapri denuncia anche i problemi più urgenti sulla transizione al Dtt che, puntualmente, non sono stati ancora affrontati; tra questi la questione della numerazione automatica dei canali sui decoder (c.d. LCN) che, allo stato, consente agli editori già in posizione dominante di ottenere il posizionamento migliore (come sempre Rai e Mediaset, in testa) relegando le emittenti nazionali indipendenti e quelle locali alle posizioni di fondo e, quindi, di maggiore esclusione dalla visibilità. Del problema si è discusso in maniera blanda in pubblico, e soltanto dietro le quinte la Rai ha promosso un incontro per raggiungere un accordo condiviso. In effetti, un accordo “sotto banco” tra Rai, Mediaset e alcune associazioni di emittenti locali si era già raggiunto, ma il sorgere di numerosi contrasti interni ha portato al fallimento dello stesso e, quindi, all’attuale caos con il sorgere dei primi ricorsi". "Un ulteriore contenzioso è sorto tra ReteCapri e ReteA sia per la posizione LCN sia per la pretesa di ReteA di ottenere un secondo multiplex digitale per il quale è in arrivo un ulteriore ricorso al TAR. ReteCapri ricorda, infatti, che ha già effettuato ricorso al Capo dello Stato contro la delibera 181 dell’Agcom che stabiliva l’attribuzione del numero dei multiplex in maniera palesemente discriminante, lasciando ReteCapri a quota 1 multiplex nonostante ne avesse già operativo un secondo", attacca il "network del Sud" a riguardo di una presunta discriminazione sulla quale, in verità, più di un concorrente ha avuto da ridire, sostenendo che già la stazione di Federico avrebbe col DTT ottenuto più di quanto avesse in ambiente analogico. “Allo stato dei fatti, ReteCapri e l’associazione CNT-TPD – dichiara l’editore della rete caprese Costantino Federico – stanno preparando una raffica di ricorsi da presentare alla magistratura ordinaria e a quella amministrativa contro tutte le anomalie e la gestione scorretta dell’intero sistema per la transizione al digitale terrestre. Sono allo studio, inoltre, ricorsi verso le competenti istituzioni comunitarie”, chiude la nota.