Digitale terrestre, questione numeri LCN. Marco Mele (Il Sole 24 Ore), rischio per tv locali: “Gravi le responsabilità delle loro associazioni”

Marco Mele, stimato giornalista de Il Sole 24 Ore esperto di cose (anche tecniche) televisive, ha scoperto la questione dei numeri LCN e ha dedicato ad essa  il suo ultimo post sul blog Media 2.0. Meglio tardi che mai.

Almeno contribuisce a dare ulteriore visibilità ad una vicenda sollevata da questo periodico ripetutamente dal 2007, nel totale silenzio delle rappresentanze delle emittenti tv locali.  "Nessuno o quasi ne parla, e questo è già un segnale importante. L’emittente del presidente della Frt, Filippo Rebecchini, con azioni dimostrative, si colloca prima nei tasti 2 e 4 della lista canali e allo stesso tempo é in conflitto con Rete A sul canale 9. Basta sintonizzare un televisore o un decoder a Roma per capire le ragioni del conflitto che si sta aprendo. I canali di Rai e Mediaset la fanno da padroni e la lista, ai primi posti, altro non é se non la replica delle posizioni sul telecomando analogico. Ovvero: Rai1, Rai2 e Rai3 ai numeri 1,2 e 3, i tre canali di Mediaset al 4,5 e 6, La 7 e Mtv Italia (il cui 51% é in vendita) al 7 e all’8 (che non è un film di Picarra e F.). Gli altri, "giù per li rami", sino a tv locali che sprofondano tra l’800 e il 900. Chi le vedrà mai?  Era ovvio che, senza intervenire a livello di antitrust su risorse e diritti, la posizione dominante di Rai e Mediaset nell’analogico,non solo si sarebbe trasferita nel digitale ma si sarebbe ulteriormente rafforzata a danno dei soggetti minori, nazionali e locali. Così sta avvenendo, con la Rai più pronta ad articolare l’offerta digitale gratuita rispetto a una Mediaset concentrata nella concorrenza a Sky sulla pay. Mediaset comincerà a recuperare con il lancio di Italia 2.  A proposito, ma il limite di legge del 0% dei programmi vale anche per Rai e Mediaset? Forse no o forse ci vorrebbe un’Authoirity indipendente… Le tv locali si sono svegliate tardi (gravi le responsabilità delle loro associazioni, soprattutto ai tempi della legge Gasparri, fatta passare senza rendersi conto delle conseguenze sulle tv locali della moltiplicazione dei canali e della mancanza di un limite di legge sul numero delle reti). Ora, al massimo, si può presentare l’ennesimo esposto all’Agcom chiedendole di scendere dall’Aventino per prendere posizione sulla lista canali e la loro numerazione. Le tv private chiedono di passare a una numerazione a tre cifre per tutti: da 101 a 801 c’è molto meno differenza che tra 1 e 801. Bisogna spingere lo stesso numero di tasti. Rai e Mediaset non hanno alcuna intenzione di passare alle tre cifre, per non perdere l’attuale vantaggio (tra i tanti). Possibili ripercussioni (sperabili, a questo punto) per la Frt e, ancor più, per Dgtvi, che è la vera cabina di regia della transizione al digitale ed è in mano a Rai e Mediaset e TIMedia. Italia Digitale, che doveva essere la cabina di regia, non viene convocata da mesi. Ai pochi lettori del blog: ma questo cose, fondamentali per l’assetto televisivo digitale del prossimo futuro, dove le avete viste, sentite o lette, a parte un mio articolo la scorsa settimana? Alla prossima puntata.

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