Digitale terrestre, Piemonte occidentale: in corso di migrazione le prime aree della provincia orientale di Cuneo. E iniziano i problemi

Lo switch off dell’area tecnica 1 (Piemonte occidentale, costituita dalle province di Cuneo e Torino) ha interessato ieri (e lo farà anche oggi e domani) la provincia orientale di Cuneo, dal Roero al Monregalese.

Dal 28 al 30 settembre toccherà alla provincia di Cuneo occidentale, dalla Valle Gesso alla Valle Po; poi, dall’1 al 2 ottobre, sarà interessata la provincia di Torino sud-occidentale, dalla Val Chisone alla Val di Susa; indi, dal 3 al 6 ottobre, la provincia di Torino nord-occidentale, dalle valli di Lanzo al Canavese occidentale. Lo switch-off, infine, si definirà dal 7 al 9 ottobre nel Canavese orientale, con le pianure di Torino e di Cuneo. Il MSE-Com ce la sta mettendo tutta, ma dire che tutto procede senza inciampi non sarebbe corretto. Anzitutto, non è ancora stato chiarito il problema (serissimo) dell’illuminazione delle cd “valli laterali”, con interi centri abitativi che arrischiano di essere (o in alcuni casi sono già stati) oscurati: si tratta di aree illuminate con impianti ex art. 30 D. Lgs 177/2005, le cui autorizzazioni all’esercizio sono decadute o collegati a rimbalzo, circostanza che rende inattuabile l’esercizio di diffusori in single frequency network (SFN) senza la preventiva installazione di intere (e costosissime) tratte di collegamento. Poi, sono sorte tensioni con editori che deplorano l’impossibilità di esercire impianti con tecnologia SFN (che non è affatto la panacea di tutti i mali che si vorrebbe far credere…) in territori dove la sovrapposizione del servizio di due impianti digitali isocanale (esempio Torino Maddalena e varie postazioni di Cuneo) è massima (l’illuminazione era prima assicurata da due impianti operanti su canali diversi), con la conseguenza che migliaia di utenti hanno perso o perderanno con lo switch-off la sintonizzazione di tv locali o reti nazionali minori storicamente ricevute in area. Infine, c’è il problema della mancata attribuzione di più multiplexer a soggetti che, all’evidenza, pare avessero le carte per ottenere il titolo (almeno finché le regole non sono cambiate durante il gioco) e che minacciano battaglie legali, che se dovessero trovare soddisfazione in qualche TAR spedirebbero a carte quarantotto l’intero processo (occhio a non trascurare questi aspetti: la vicenda Europa 7 è maestra dei danni che possono derivare…). Siamo solo all’inizio, ma le apprensioni malcelate del viceministro del MSE Paolo Romani verso uno switch-off che diventa tanto più dolorifico quanto più s’appressa alle aree radioelettricamente arroventate, non paiono poi così ingiustificate.
 

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