Digitale terrestre. Ora anche la FRT protesta contro la sottrazione alle tv locali dei canali dal 61 al 69 UHF

Dopo l’allarme lanciato per primo da questo periodico, le associazioni delle tv locali si risvegliano dal torpore ed iniziano a contrastare la decisione del governo di destinare, con un’asta dalle dubbie modalità di esecuzione, i canali dal 61 al 69 UHF al potenziamento della banda larga mobile a danno degli operatori areali.

Accodandosi alla dura protesta del Comitato Radio Tv Locali, la Federazione Radio Televisioni (FRT), pur con grande ritardo, si è così’ espressa sull’argomento: "L’Aula della Camera ha approvato venerdì scorso, con 303 si, 250 no e 2 astenuti, la Legge di Stabilità 2011 (ex finanziaria). Il testo passa ora per la discussione in Commissione Bilancio del Senato. Nel provvedimento si prevedono le procedure per poter destinare, in coerenza con la normativa europea, le frequenze 790-862 ai servizi di comunicazione mobile in banda larga. Le frequenze previste sono quelle dei canali 61-69, oggi assegnati alle emittenti locali. Al fine di "liberare" le frequenze suddette, il provvedimento prevede un indennizzo a quelle emittenti disponibili a rinunziarvi anche perché dovranno tener conto degli ulteriori obblighi che verranno previsti per un più efficiente uso dello spettro. Obblighi da stabilire, che, se non rispettati, prevederanno sanzioni che potrebbero portare alla revoca del diritto all’uso della frequenza.  In sintesi un "bastone" per chi non si attiene alle normative (che potrebbero essere assai pesanti), ed una "carota" per chi getta la spugna. Teoricamente il sistema dell’incentivo per promuovere un più efficiente uso dello spettro sembrerebbe accettabile, purtroppo però l’elemento incentivante è assolutamente inadeguato. Infatti la legge prevede, per liberare 9 canali in tutta la nazione, soltanto il 10% del ricavo dalla cessione delle frequenze agli agli operatori in banda larga, con un massimo di 240 milioni. A tal punto i timori e le conseguenti forti proteste delle emittenti derivano dal fatto che se non vengono accettati gli indennizzi perché la “carota” é modesta, lo Stato possa avvalersi del "bastone" per indurle a liberare le frequenze e attuare un esproprio di fatto. Solo un forte incremento dell’indennizzo – si spera al Senato – può risolvere il problema del reperimento delle frequenze per la banda larga; problema che altrimenti non troverebbe altra soluzione".
 
 

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