La questione dei logical channel number (LCN) sta preoccupando gli editori locali.
Un po’ fuori termine, invero, visto che, come abbiamo scritto più volte su queste pagine, la sensazione è che sia un po’ tardi per chiudere la stalla, visto che i buoi (almeno quelli più grossi) stanno già pascolando serenamente da tempo (e si sa come funziona in Italia coi diritti acquisiti). Comunque sia, ricorderanno i lettori più attenti, già due anni fa questo periodico aveva lanciato l’allarme sugli LCN ed aveva anche suggerito quella che pareva essere la soluzione più congeniale, in quanto ampiamente e positivamente sperimentata da Sky: la numerazione a tre cifre (100, 101, 102… 200, 201, 202… 300, 301, 302…). Detta ipotesi era poi stata fatta propria da un soggetto portatore di interessi diffusi. Poi, in tempi molto recenti, era stata avanzata una proposta che, però, non aveva convinto tutti: la ripartizione in blocchi numerici, con un’alternanza tra nazionali e locali (alle nazionali sarebbero andati i canali da 1 a 9, da 20 a 49 e da 90 e 99; alle locali quelli da 10 a 19 e da 50 a 90; dal numero 100 in poi sarebbero stati collocati i canali a pagamento). Ora, sulla scia di questa ultima ipotesi, si viene a conoscenza di un tentativo di autoregolamentazione del segmento 10/19 tra le principali stazioni regionali piemontesi (nel Piemonte occidentale si sta completando lo switch-off). L’idea sarebbe quella di attribuire le prime dieci posizioni previste per le locali – nell’ipotesi, naturalmente, che il regolatore Agcom aderisse al suggerimento di ripartizione a blocchi – ai principali programmi di ciascuna delle stazioni classificate nella graduatoria Corecom relativa ai contributi ex L. 448/1998, seguendo appunto il relativo ordine. Nel merito, a parte il fatto che non si riesce a comprendere come, in tale prospettazione, potrebbe essere conciliata una pianificazione LCN locale che insisterebbe quantomeno parzialmente nell’area tecnica del Piemonte orientale (che, come noto, è annessa alla Lombardia ed alla provincia di Piacenza), dove si manifesterebbe inevitabilmente un conflitto con le numerazioni delle emittenti locali lombarde (che certamente non sarebbero disponibili a subire un’autoregolamentazione LCN piemontese), la sensazione è che tale proposta – se confermata – difficilmente troverebbe condivisione da parte delle emittenti minori che, già destinatarie di un contributo economico ridotto, sarebbero ulteriormente penalizzate (ironia della sorte, proprio in forza di ciò) da una collocazione oltre il numero 50, oppure dai preutenti di date numerazioni. Facile allora pensare che tali soggetti preferirebbero che a scegliere fosse l’utente, lasciando insorgere il conflitto nel decoder.