La migrazione digitale piemontese (ma in generale ogni operazione di switch-off) è una manna dal cielo per gli antennisti. Per quelli onesti ma anche, ed anzi soprattutto, per quelli più disinvolti.
Non sempre, anzi, per la verità raramente, nell’area tecnica 1 (Torino e Cuneo), c’è la necessità di sostituire l’antenna ricevente, salvo che essa non sia vetusta e il rimpiazzo era comunque programmato, cosicché lo switch-off è meramente l’occasione per farlo (non sarà così per esempio in Lombardia, stante il diverso orientamento delle antenne riceventi in banda IV e V nell’area milanese e comunque in pianura, che renderà necessari interventi radicali sui sistemi degli utenti). Ciò non toglie che qualche tecnico, poco ossequioso della deontologia professionale, suggerisca la sostituzione dell’intero impianto ricevente, anche quando ciò non è necessario. D’altra parte, in questo momento, il numero di antennisti si è allargato a dismisura: ai professionisti tipici si sono aggiunti i dopolavoristi e i neofiti. In testa ci sono gli elettricisti, ma si registrano anche casi di idraulici, muratori “riqualificati” al volo, studenti avvezzi all’elettronica e tuttofare che hanno rinvenuto nel DTT un’ottima chance per cercare di puntellare un bilancio lesionato dalla crisi economica. Così, come del resto sempre accade nel caso di emergenze, è il momento delle salassate a seguito di interventi di poco conto. Se c’è l’antennista perbene che per programmare il decoder alla nonnina chiede 20 o 30 euro, non manca il maneggione, con un pelo così, che spilla agli anziani 100 o 200 euro e magari fa sostituire il decoder economico (ma comunque funzionante) con un costoso quanto inutile (per le esigenze dell’utente) apparato multifunzione da 150 euro ed oltre. E gli interventi non si riducono alla sola installazione dell’impianto o del mero decoder, poiché la progressiva riattivazione di impianti di radiodiffusione da parte delle emittenti (gli operatori di rete hanno sei mesi di tempo per ricostruire la precedente rete esercita sulla base delle nuove assegnazioni digitali), soprattutto nelle aree periferiche, rende necessaria una continua risintonizzazione dei canali, che i conflitti di attribuzione delle numerazioni LCN rendono ardua. E a mandare in crisi molti utenti poco avvezzi con la tecnologia sono anche i casi in cui è lo stesso decoder (o il tv con decoder incorporato) a provvedere all’aggiornamento della ricezione, prospettando al telespettatore, il giorno successivo, un mosaico di programmi differente dal precedente. Cosicché, se la chiamata al tecnico è scontata, non lo è la relativa fattura. Non può, a riguardo di tali problemi, non rilevarsi come scarso sia stato il contributo informativo e in generale il supporto all’utenza da parte della Regione Piemonte che, a differenza della Val d’Aosta, ha decisamente preso sottogamba la migrazione tecnologica, salvo poi, per voce del suo presidente Mercedes Bresso, mostrarsi "veramente preoccupata" per la piega assunta dagli eventi.