Al tavolo tecnico per il digitale terrestre laziale, "concluso" (si fa per dire) il 14 luglio scorso, si è litigato per l’individuazione del punto zero da cui fotografare l’esistente. Del resto, spazio per tutti è sempre stato chiaro come non ve ne fosse – nonostante gli ottimisti a tutti i costi – e, a peggiorare le cose, nell’ultimo anno, il numero degli aspiranti operatori di rete è aumentato. Si discute poi (più che altro a livello carbonaro) anche per l’assegnazione dei diritti d’uso nelle aree italiane di un dato canale (è noto che uno non vale sempre l’altro), con tanto di improbabili richieste di preassegnazione per il Piemonte ed il Trentino. La spinosa questione dei numeri LCN è ancora sul tappeto e si parla già di ipotesi alternative ai numeri a tre cifre (101, 102, 103 …, 201…, 301…, ecc, sul modello di Sky), come quella basata sui blocchi di 10 (0-10 nazionali, 11-20 locali, 21-30 nazionali, 31-40 locali, ecc., o schemi non molto dissimili da questo). La preoccupazione in generale monta e le tv locali si sentono poco rappresentate e mal tutelate. Intanto giungono i primi responsi Auditel a un mese dallo switch over nel Lazio: a 30 giorni dal passaggio di Raidue e Retequattro solo sul digitale terrestre, le due reti hanno perso tra i tre e i quattro punti di share. Retequattro, in particolare, in day time scende sotto La7. Sofferenza anche per le altre reti generaliste Mediaset, a fronte, invece, di un bilancio positivo per Raitre, per Sky e, di norma, per tutti i canali digitali.