"Abbiamo sempre diffidato delle norme approvate nel mese di agosto: dalla L. 223/1990 in poi non hanno mai portato bene al settore radiotelevisivo italiano".
Esordisce così il Comitato Radio Tv Locali con un comunicato di protesta odierno contro la Delibera 366/10/CONS dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (recante la disciplina sui logical channel number) e il Bando del Ministero dello Sviluppo Economico – Comunicazioni per l’attribuzione della numerazione sul telecomando sul digitale terrestre, che, essendo stati pubblicati rispettivamente il 4 e l’11 agosto, "non hanno trasgredito a quell’infausto cliché". Argomento, quello del logical channel numbering, di massima importanza per il CRTL, secondo il quale "se l’estrema unzione per le tv locali era stata impartita con il Piano di assegnazione delle frequenze, con l’omologo per l’assegnazione degli LCN, sono decisamente suonate le campane a morto". Deduzione che si ricaverebbe dalla mera lettura della Delibera e del Bando, dove "tutto gioca a favore dei grandi operatori (già esistenti) e solo 10 (dieci!) saranno le emittenti locali che sopravvivranno per ogni area tecnica italiana. Tutte le altre naufragheranno inesorabilmente nell’oceano di 1000 numerazioni, con probabilità di sintonizzazione da parte dell’utente affidate al caso". "Come ha potuto un organo dello Stato che si pregia di essere garante delle comunicazioni chiudere gli occhi davanti al maldestro, quanto purtroppo efficace, tentativo dei grandi operatori televisivi di cancellare con un colpo di spugna trent’anni di presintonizzazione delle tv locali? – si chiede retoricamente l’ente esponenziale – Come ha potuto Agcom girarsi dall’altra parte mentre i grandi gruppi scalzavano le emittenti minori dalle posizioni faticosamente acquisite con la costante relazione col proprio territorio, consentendo che gli ultimi arrivati (compresi quelli che hanno contenuti di televendite 24H ) precedessero sul telecomando imprese locali di indubbia storicità, forzando le abitudini dei telespettatori?". "Pare indecifrabile – continua il CRTL – come i lobbisti dei grandi giocatori dell’etere italiano abbiano potuto portare a casa, in tutta serenità, un risultato di tal guisa (pur col favore di un governo che non ha mai fatto mistero di chiudere gli occhi davanti agli affari del suo premier)". Ma il comitato milanese ne ha anche per i sindacati di categoria: "Dov’erano i delegati delle due associazioni che si qualificano come le più rappresentative delle emittenti locali quando, solitari o quasi, lanciavamo l’allarme LCN in tempi non sospetti? A cosa pensavano quando, novelle rane, sottoscrivevano il patto scellerato con lo scorpione? Dove si nasconderanno adesso che hanno lasciato che si compisse lo scempio della più parte dei loro iscritti?". Quanto alle iniziative di contrasto, il CRTL annuncia un ricorso al TAR invitando nell’azione giudiziale le emittenti che si ritengono lese nei propri interessi legittimi: "Per parte nostra chiediamo a tutte le tv locali rimaste col cerino in mano, di non abdicare ai propri diritti, diventando parte di un potente ricorso al giudice amministrativo, perché almeno sia la Magistratura a intervenire contro la loro fine annunciata e deliberata". Per informazioni: www.comitatoradiotv.org. (A.M. per NL)