Digitale terrestre: la questione, irrisolta, degli impianti e degli incentivi

(Il Sole 24 Ore – di Gianni Rusconi) – Lo "switch off" televisivo da analogico a digitale fissato nel 2012 non è poi così lontano e impone una necessaria accelerazione. Non tanto per chi della nuova Tv sarà utente, ma, da chi l’ormai certa nuova ondata digitale la vive da fornitore di infrastrutture.

Nello Genovese, Amministratore Delegato di Fracarro Radioindustrie (società di riferimento nel settore degli apparati Tv, con oltre 80 milioni di antenne vendute nel mondo), è per esempio convinto che servano, da subito, maggiore comunicazione e soprattutto incentivi governativi per portare a termine in tempi utili l’adeguamento degli impianti. "Malgrado i significativi passi in avanti del digitale terrestre nel nostro Paese – ha spiegato in esclusiva al Sole24ore.com Genovese – sono ancora molti gli aspetti tecnici dello switch off non sufficientemente conosciuti dalla popolazione e non ancora adeguatamente affrontati dagli organismi preposti, soprattutto in relazione all’impianto televisivo". Altra questione aperta è quella degli incentivi: giorni fa Telecom Italia, , ha ufficializzato la rinuncia a perorare la causa contro la decisione con cui la Commissione europea, all’inizio del 2007, aveva chiesto la restituzione allo Stato italiano degli aiuti (definiti "incompatibili con le regole per gli aiuti di Stato in quanto non neutrali da un punto di vista tecnologico") ricevuti in quanto editore de La7 nel biennio 2004-2005 sotto forma di contributi per l’acquisto di decoder per il digitale terrestre. Il bonus è oggetto anche di un emendamento al Decreto Legge Incentivi, approvato dalle commissioni Finanze e Attività produttive della Camera, con cui è stata aumentata la dotazione del Fondo per il passaggio al digitale. Se le fasce di reddito più basse e gli anziani avranno diritto di ottenere il rimborso della spesa sostenuta per lo "scatolotto" necessario per accedere ai programmi a pagamento lo sapremo fra un po’ e per il momento a goderne sono gli utenti interessati di Valle d’Aosta e Sardegna, le regioni pilota scelte per lo switch off.
 
 
"I problemi di ricezione e di distribuzione del segnale? Minimizzati"
 
Tornano invece al nodo degli impianti, l’appunto che muove Genovese nascono dal fatto che in Italia abbiamo sin d’ora un’intera area "all digital" e altre regioni che si stanno preparando a diventarlo. "Fino a questo momento, nella comunicazione informativa e di lancio del Digitale Terrestre da parte del Governo e degli enti coinvolti, le questioni di ricezione e di distribuzione del segnale sono state per lo più minimizzate – dice in proposito Genovese – quasi sia sufficiente, in qualsiasi contesto, aggiungere un decoder o utilizzare un apparecchio TV di ultima generazione per fruire dei programmi in digitale".ANTENNA%20MARZIO - Digitale terrestre: la questione, irrisolta, degli impianti e degli incentivi L’accusa, seppur velata, è chiara e prende corpo anche da alcuni studi elaborati da Fracarro a livello europeo e in Sardegna in particolare mostrano una realtà meno "plug and play" e più precisamente vari episodi di restituzione di decoder al punto vendita perché erroneamente ritenuti non funzionanti in presenza di impianti datati (e quindi non aggiornati) e in particolari contesti ricettivi. La critica mossa da un operatore del settore è in sostanza quella di una certa superficialità nell’affrontare alcune questioni tecniche ricorrenti, vedi il posizionamento fisico dell’antenna esistente o la necessità di installarne una nuova per ovviare al problema di mancanza del segnale provocato dal cosiddetto "effetto soglia". Secondo Fracarro la percentuale di sistemi da aggiornare è del 5% per le singole abitazioni o i piccoli contesti condominiali (con meno di 4 appartamenti), del 25% per i le strutture tra i 4 e i 50 appartamenti e arriva al 90% per i grossi contesti abitativi (oltre 50 appartamenti). Altro discorso è quello della mancanza di copertura del digitale terrestre in alcune zone, anche se limitate e dove non è prevista l’installazione di ripetitori, del Paese: "in questi particolari contesti – osserva Geneovese – le trasmissioni saranno erogate da satellite ed è quindi necessaria l’installazione di un’antenna parabolica".
 
Un fenomeno appena nato che rischia di crescere male
 
I problemi legati alla diffusione della nuova piattaforma quindi non mancano e i dubbi leciti sollevati da Fracarro assumono un particolare rilievo in considerazione del fatto che il fenomeno è solo agli albori. Oggi le famiglie italiane utenti dei programmi del digitale terrestre sono oltre quattro milioni (dati Auditel) ed entro il 2012 si aggiungeranno le rimanenti 16 milioni, dotando di apparecchiature adeguate la prima casa e magari anche la seconda. Alle abitazioni private si aggiungono quindi gli apparati di ricezione (Tv e antenne) da installare là dove non ci sono ancora in alberghi, ospedali, scuole e altri luoghi di aggregazione pubblica (aziende comprese). E qui, secondo Genovese, rispuntano i problemi: "si prospetta una quantità critica di situazioni da affrontare, considerando il breve periodo di riferimento, ma anche la disponibilità limitata di operatori sul territorio, fatta di solo 3.500 installatori specializzati e circa 20mila generalisti. Occorre quindi richiamare la necessità di anticipare quanto più possibile i lavori di revisione e lavorare in parallelo su due distinti fronti: una completa e corretta informazione e un adeguato piano di incentivi alle famiglie e alle strutture ricettive in genere che consideri anche gli aspetti tecnici più delicati dello switch off. Promuovere adeguamenti mirati degli impianti consentirebbe in sostanza di affrontare preparati uno dei nodi tecnologici più importanti degli ultimi 60 anni". Il rischio insomma di avere nei prossimi mesi una grande quantità di schermi senza segnale televisivo per varie settimane se non mesi è latente e non una corsa ai facili ed inutili allarmismi. Buono comunque a sapersi che c’è chi la ricetta per ovviare (preventivamente) al problema ce l’ha bell’è pronta.

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