Switch-off avvenuto in Germania, Finlandia, Lussemburgo, Svezia e Olanda. L’Italia ha ancora problemi con la Commissione europea, ha a disposizione poche risorse economiche e si interroga sulla posizione di Mediaset nei confronti dei tetti imposti dall’Antitrust. Tutti pazzi per il digitale terrestre. Ma perché, a quanto pare, questo switch off si sta rivelando più problematico del previsto. Il fatidico traguardo del 2012 sembra sempre più lontano. E i problemi non sono solo italiani. Cominciano dalla Commissione Europea. Il mese scorso a Bruxelles i dirigenti Ue si sono ritrovati per fare il punto della situazione su quel che accade nei 27 Stati membri. E la situazione è desolante. Solo cinque Stati (Germani, Finlandia, Lussemburgo, Svezia e Olanda) hanno completato il passaggio al digitale. Gli altri 21, chi più, chi meno, sono ”in itinere”, senza contare la Romania che è ancora in attesa di un piano per procedere. In questo scenario l’Italia non è messa benissimo. E dispiace segnalare che i problemi vengono tutti dalla politica e dalla pubblica amministrazione. Perchè nel Paese il digitale terrestre si sta diffondendo a macchia d’olio. Gli ultimi dati (relativi a gennaio 2009) parlano di 8 milioni di famiglie già in possesso di apparecchi in gradi di ricevere il segnale digitale. E mentre prima ad essere acquistati erano soprattutto ricevitori esterni, negli ultimi mesi cresce sempre di più la quota di coloro che semplicemente cambiano il televisore, comprandone uno con il ricevitore digitale già integrato. Una ricerca Gfk, sempre relativa a gennaio 2009, ci dice che il 74% dei circa 660mila ricevitori venduti in quel mese erano integrati in nuove televisioni. Segno dunque che, nonostante la crisi, gli italiani stanno ricominciando a spendere. A questo punto dunque, secondo una stima Auditel, sono quasi 18 milioni i telespettatori raggiunti dal digitale terrestre. Non male se consideriamo la distanza di due anni dallo switch-off. I problemi vengono invece quando si parla di questioni burocratiche e regolatrici. L’Italia ha ancora problemi con la Commissione per la regolamentazione delle gare che assegneranno le frequenze, gli incentivi governativi sono quasi spariti, di campagne di informazione non se ne parla neanche e, dulcis in fundo, l’Autorità garante per le telecomunicazioni non si è ancora espressa sui tetti antitrust, che Mediaset rischia di sfondare. Qualcosa ci dice che, anche se tutti gli altri problemi fossero risolti prontamente, quello relativo al conflitto di interesse che ha segnato la più recente stagione politica italiana rimarrebbe. (Davide Agazzi per NL)