Gli Ispettorati Territoriali del MSE-Com non ci stanno ad essere impiegati solo per le emergenze digitali, ma auspicano un ruolo consono alle loro competenze.
Almeno questo è quanto emerge dal blog Comunicazioni Liguria, espressione indipendente degli organi periferici del MSE-Com. Ricollegandosi ad un articolo di questo periodico a riguardo degli imprevisti problemi della migrazione digitale nel Piemonte occidentale, un post sull’argomento bacchetta l’accentramento in corso sulla digitalizzazione televisiva. "Logica vorrebbe che un’istituzione pubblica, nell’amministrazione di un evento tecnicamente e socialmente complesso come quello dello switch-off, dovrebbe essere ben contenta di avere a disposizione organi territoriali che, oltre ad avere un minimo di competenze nel settore, posseggono sicuramente una conoscenza del territorio che i vertici romani, con tutta la buona volontà, non possono avere. Non è così per il nostro Dipartimento per le comunicazioni. Tutto il processo amministrativo e di pianificazione dello switch-off è saldamente in mano centrale. Nei “tavoli” che vengono aperti per discutere la questione, gli Ispettorati vengono bellamente ignorati, così come quando si decide a chi distribuire i fondi stanziati per agevolare la transizione. I call center vengono affidati alle Poste, il supporto tecnico alla Fondazione Bordoni, la gestione degli eventi regionali a task force ministeriali che vengono spedite in giro per l’Italia (con buona pace di quelli che vanno in missione nella propria regione e non prendono neanche i soldi del pasto). Le strutture tecniche degli Ispettorati vengono utilizzate come meri “strumenti” per controllare lo spegnimento dell’analogico, salvo poi accorgersi che qualcosa non ha funzionato, come nel citato caso delle “valli laterali” piemontesi. Chi lavora da sempre negli Ispettorati sa che questo tipo di approccio non è nuovo ma viene da lontano. Altri “eventi” sono stati gestiti allo stesso modo, dal controllo della copertura degli operatori telefonici alle recenti verifiche sul catasto degli impianti radio-TV. Nessun coinvolgimento nella fase istruttoria e di preparazione, “blitz” improvvisi di task force di varia natura, verifiche effettuate all’insaputa di chi dovrebbe avere la competenza di controllare il territorio, perentorie direttive su argomenti di cui non si era mai parlato prima, e così via. Anche l’obiettivo prossimo venturo di verifica della copertura del Wi-Max sembra riservare un ruolo ben poco interessante agli Ispettorati, relegati a compilatori di tabelline preparate a Roma. E’ possibile cercare di capire cosa sta alla base di un simile atteggiamento? Una prima analisi, effettuata sulla base di una certa esperienza delle vicende ministeriali, mi spinge a individuare alcune possibili motivazioni, legate probabilmente fra di loro: una concezione di “sudditanza” degli Ispettorati Territoriali, considerati un po’ come il “braccio” di una mente che comunque deve stare al centro; la paura di perdere il controllo di una situazione complessa, se si delega troppo potere gestionale in periferia; la scarsa fiducia nella capacità degli Ispettorati di gestire materie cruciali, dove sono necessari tempi ristretti ed entrano in gioco interessi potenti e contrapposti". Il Blog suggerisce agli organi centrali "di provare, prima dei prossimi switch-off, a coinvolgere un po’ di più le loro periferie", che, a loro volta potrebbero "sviluppare qualche rapporto con gli enti locali, le emittenti e gli installatori, per vedere se è possibile fornire un supporto all’utenza un pochino più efficace di quello visto finora". Anche perché, conclude il post, il soggetto "più penalizzato" è il cittadino, "che invece della promessa profusione di canali e programmi si ritrova da un momento all’altro con meno TV di prima e alle prese con aggeggi tecnologici che spesso sono visti come astruserie venute da un altro pianeta. Cercare di dare una mano credo debba rientrare nei nostri doveri di servizio pubblico. O no?". (E.D. per NL)