La normativa sul digitale terrestre e’ una ”tele-mattanza” che portera’ ad un ”nuovo massacro mediatico che, nel giro di poco tempo, portera’ alla chiusura di circa 250 Tv locali. Quasi tutte di ispirazione cattolica”.
Lo denuncia in un editoriale Famiglia Cristiana, che si associa alla campagna lanciata da Avvenire, sottolineando che ”con la nuova normativa verranno fagocitate ed espropriate delle frequenze televisive. A vantaggio della telefonia e dei grandi network (Rai e Mediaset), che saranno ‘omaggiati’ di altri canali”. ”Al di la’ dei dettagli tecnici ed economici, – scrive Famiglia Cristiana – due aspetti balzano all’evidenza. Autentici paradossi. Primo: il digitale terrestre propagandato come forma di pluralismo si rivela un’affermazione di monopolio. Una vera beffa anche per chi ‘straparla’ di federalismo, culture, dialetti, identita’ del territorio. Tutto sparito e omologato. Prevalgono solo intese sottobanco e spartizione di potere. Con la sottomissione agli interessi del ‘principe’. Il secondo aspetto riguarda quei politici che si accreditano come paladini del cristianesimo. E non comprendono l’importanza della democrazia, del rispetto delle istituzioni e del pluralismo di informazione”. Per il settimanale paolino, ”a parole si promuovono il pluralismo e la partecipazione di tutti. Nei fatti si legifera, furtivamente, a vantaggio dei grandi monopoli”, per questo l’Italia ”va indietro come i gamberi. Non c’e’ classifica che non ci veda perdenti. Nel 2010, dalla categoria di ‘Paesi con la stampa libera’ siamo retrocessi a quelli dove la liberta’ di stampa e’ ‘parziale’. Ci siamo allontanati dalle migliori posizioni dei Paesi del Nord Europa per fare compagnia a Corea del Nord, Turkmenistan, Birmania, Eritrea e Cuba”. ”Siamo stati declassati, tra le altre ragioni, – prosegue Famiglia Cristiana – per l’eccessiva concentrazione dei mezzi di comunicazione (pubblici e privati) sotto una sola guida. Situazione anomala a livello mondiale, che solo politici ‘cortigiani’ hanno avallato e continuano a giustificare. Con il risultato di una democrazia in sofferenza (qualche studioso, in merito all’Italia, parla gia’ di regime di ‘semidemocrazia’). E un’opinione pubblica silente e narcotizzata”. (fonte Asca)