(Il Sole 24 Ore – di Gianni Rusconi) – La rivoluzione è bene avviata, nonostante i non pochi problemi "nascosti" ancora da superare: dalla copertura del segnale all’inadeguatezza degli apparati di ricezione (le antenne), dalla disponibilità ancora limitata di televisori in grado di leggere le carte per i canali a pagamento fino alla questione ancora aperta delle frequenze.
I cartelloni pubblicitari che qualche anno fa apparvero un po’ dappertutto in Italia e soprattutto in Sardegna – il cui slogan era "il digitale terrestre è arrivato sulla terra" – non sembrano più fuori luogo anche se le polemiche e le lamentele dei consumatori non mancano di certo, soprattutto sui forum e sui blog di Internet. Problemi, ritardi e confusione a parte, il fenomeno "Dt" è reale e sta prendendo consistenza in tutta Europa. Stando infatti ai dati aggiornati a tutto dicembre 2008 di E-Media Institute, delle 13 milioni di famiglie di Francia, Spagna, Italia, Regno Unito e Germania utenti di piattaforme digitali, il 50% aveva optato per il digitale terrestre. L’impatto del Dt nello scenario televisivo è evidente anche perché ben cinque Paesi della Ue (Lussemburgo, Olanda, Finlandia, Germania e Svezia) hanno già effettuato lo spegnimento dell’analogico e alcuni altri (fra cui l’Italia) sono più o meno a un terzo del processo di switch off. In totale sono 21 le nazioni dove i canali del digitale terrestre arrivano parzialmente nelle case private e altre cinque (Cipro, Irlanda, Polonia, Portogallo e Slovacchia) inizieranno a trasmettere entro il 2010. Siamo, in generale, in una fase avanzata della sperimentazione del servizio e di affinamento del "business model", che quasi ovunque prevede la contemporanea presenza di canali in chiaro gratuiti (quelli della Tv analogica pubblica e commerciale) e di altri a pagamento. Questi ultimi saranno anche inferiori per numero a quelli proposti oggi dalla Tv satellitare ma – l’esempio di Mediaset Premium in Italia, in lotta a colpi di promozioni con Sky, è sintomatica – costituiscono comunque un’offerta sufficientemente articolata per il consumatore.
I cartelloni pubblicitari che qualche anno fa apparvero un po’ dappertutto in Italia e soprattutto in Sardegna – il cui slogan era "il digitale terrestre è arrivato sulla terra" – non sembrano più fuori luogo anche se le polemiche e le lamentele dei consumatori non mancano di certo, soprattutto sui forum e sui blog di Internet. Problemi, ritardi e confusione a parte, il fenomeno "Dt" è reale e sta prendendo consistenza in tutta Europa. Stando infatti ai dati aggiornati a tutto dicembre 2008 di E-Media Institute, delle 13 milioni di famiglie di Francia, Spagna, Italia, Regno Unito e Germania utenti di piattaforme digitali, il 50% aveva optato per il digitale terrestre. L’impatto del Dt nello scenario televisivo è evidente anche perché ben cinque Paesi della Ue (Lussemburgo, Olanda, Finlandia, Germania e Svezia) hanno già effettuato lo spegnimento dell’analogico e alcuni altri (fra cui l’Italia) sono più o meno a un terzo del processo di switch off. In totale sono 21 le nazioni dove i canali del digitale terrestre arrivano parzialmente nelle case private e altre cinque (Cipro, Irlanda, Polonia, Portogallo e Slovacchia) inizieranno a trasmettere entro il 2010. Siamo, in generale, in una fase avanzata della sperimentazione del servizio e di affinamento del "business model", che quasi ovunque prevede la contemporanea presenza di canali in chiaro gratuiti (quelli della Tv analogica pubblica e commerciale) e di altri a pagamento. Questi ultimi saranno anche inferiori per numero a quelli proposti oggi dalla Tv satellitare ma – l’esempio di Mediaset Premium in Italia, in lotta a colpi di promozioni con Sky, è sintomatica – costituiscono comunque un’offerta sufficientemente articolata per il consumatore.
Uno "sponsor" eccellente: la Commissione Europea
Il Dt ha dalla sua anche un importante asso nella manica ed è il Commissario europeo per la Società dell’Informazione Viviane Reding. A Bruxelles puntano decisamente sulla televisione digitale (terrestre su standard Dvb-T, via cavo, satellitare e anche quella su Internet) e sono primi sponsor del processo di liberazione (e conseguente riutilizzo) dello spettro radio occupato dalle trasmissioni analogiche. Il termine del 2012 fissato in sede Ue dovrebbe quindi essere rispettato da quasi tutti gli Stati membri e la speranza della Commissione è quella di una nuova offerta di servizi televisivi che possa contribuire a una rapida ripresa economica dell’Europa. Un bacino di utenza, non va dimenticato, di circa 500 milioni di cittadini – quasi il doppio di quelli statunitensi, dove lo switch off definitivo è fissato per giugno – che sono la terra promessa dei cosiddetti "newcomer". Gli operatori ‘"nuovi entranti", quelli cioè non presenti sulla piattaforma analogica, sono attivi al momento sul digitale terrestre nei principali Paesi europei (il Regno Unito è quello più ricettivo in tal senso) con una quarantina di canali televisivi, coprendo circa un terzo dell’offerta complessiva disponibile su piattaforma Dt. La sfida è quindi aperta a tutti – editori in primis – e sulla carta potrebbero essere i palinsesti e quindi i contenuti a fare la differenza, così come avviene sul Web. Più realisticamente molto dipenderà da come verrà assegnata la capacità trasmissiva dei multipelx di Rai, Mediaset e Telecom Italia Media e dalle forze commerciali che ogni operatore andrà a mettere in campo.
Otto milioni di famiglie italiane raggiunte dal Dt. I decoder sono oltre 13 milioni
Quanti sono, oggi, le famiglie che si possono considerare utenti a tutti gli effetti della Tv digitale terrestre? I dati sono discordanti per il semplice motivo che la diffusione dei ricevitori Dt non equivale per forza di cose al fatto che questo venga effettivamente utilizzato (è il caso dei decoder integrati di serie nei televisori a schermo piatto). L’indagine "Satellite Monitor" di Ses Astra dice per esempio che il digitale terrestre raggiunge oltre quattro milioni di case (il 34% del mercato digitale italiano, mentre il satellite arriva in 7,3 milioni di abitazioni). I dati elaborati da Makno e dalla DGTVi (l’Associazione che riunisce i broadcaster della Tv digitale) dicono invece che a tutto gennaio 2009 il numero delle famiglie in possesso, nella residenza principale, di almeno un apparecchio televisivo predisposto a ricevere il segnale del Dt erano oltre otto milioni. Quindi i dati di audience, parametro che sentenzia la popolarità (e quindi anche il peso commerciale) o meno di un canale televisivo: a febbraio 2009, secondo l’Auditel, la televisione digitale terrestre ha occupato più del 10% del tempo speso dai telespettatori davanti al piccolo schermo e soprattutto ha avuto un pubblico di 17,4 milioni di individui, un numero superiore al 30% della popolazione.
Sul fronte dei decoder, quelli venduti da febbraio 2004 sarebbero secondo le rilevazioni di Gfk oltre 13 milioni (660mila quelli acquistati in gennaio) e di questi il 58% sono "set top box" esterni e il restante 42% sono ricevitori integrati nell’apparecchio televisivo. Allo stato attuale però solo un quarto dei decoder è venduto separatamente. Per lo sviluppo del Dt a pagamento molto ha fatto la campagna di "standardizzazione" promossa dalla DGTVi e coincisa con le iniziative Bollino Blu e Bollino Bianco. Le specifiche del primo sono soddisfatte da 36 differenti modelli (di 16 diversi produttori) di decoder predisposti per la digitale interattiva e a pagamento mentre a quelle del secondo rispondono oltre 400 modelli (di 12 diversi marchi) di televisori con sintonizzatore Dt integrato. Il processo di uniformazione teso a ridurre i problemi di ricezione dei canali "pay" denunciati da molti consumatori è quindi in corso e lo confermano altre due elementi: a metà 2009 sono attesi sul mercato i primi modelli di TV con Bollino Blu, predisposti cioè a ricevere anche i servizi interattivi senza l’ausilio di un decoder esterno e prossimamente la certificazione dell’Associazione sarà estesa ai ricevitori Dt Hd (per le trasmissioni in alta definizione) e ai decoder zapper (quelli con prestazioni tecniche minime e a minor prezzo). Va però anche rilevato come circa il 30% dei decoder venduti nel 2008 non erano conformi alle specifiche DGTVi e almeno la metà dei televisori acquistati dagli italiani da giugno a dicembre scorso non avevano la certificazione del Bollino Bianco. Con tutti i possibili malfunzionamenti del caso.