“La Federazione Nazionale della Stampa Italiana e l’Unione Stampa Sportiva Italiana (Ussi) segnalano, con preoccupazione, la gestione dell’informazione sportiva da parte di Dhalia Tv, l’emittente che trasmette gli incontri di alcune squadre di serie A e B". Così titola un comunicato della FNSI che, senza mezzi termini, contesta quello che ritiene essere un comportamento antigiuridico del content provider DTT ospitato sul mux TIMB2. "Compiti giornalistici sono affidati a soggetti non iscritti all’Ordine dei Giornalisti e pertanto privi dei requisiti professionali per svolgere mansioni di raccolta di notizie e interviste e in assenza di preparazione e di qualifica", sentenzia senza possibilità di appello la Federazione Nazionale della Stampa Italiana, secondo la quale a Dhalia Tv si evidenzierebbero "casi di esercizio abusivo della professione su cui vanno fatte urgentemente opportune verifiche". Senza rendersi conto di prestare facilmente il fianco ai sostenitori dell’incostituzionalità dell’obbligo di iscrizione ad un ordine professionale per manifestare un diritto garantito dalla suprema Carta su cui si fonda il nostro ordinamento giuridico, la FNSI rincara la dose: "In un momento delicato per il mondo dell’informazione, in cui molti colleghi sono senza occupazione per la mancata conferma di contratti o la risoluzione dei rapporti in essere, questa scelta rappresenta una scelta mercantile obliqua e un attacco alla professione, un palese svilimento dell’informazione e la negazione dei contenuti giornalistici che l’emittente dovrebbe sempre garantire". "Fnsi e Ussi denunciano questo comportamento e invitano le Leghe competenti ad accertare la qualificazione professionale degli addetti ai quali viene concesso l’accesso dei servizi giornalistici"- insiste il comunicato – Fnsi e Ussi chiedono, altresì, all’Ordine nazionale dei Giornalisti di accertare e verificare, con la direzione di Dahlia Tv, le eventuali violazioni anche di legge e riaffermare con forza i principi fondanti della professione giornalistica, nella raccolta delle notizie, nella confezione dei servizi e nella conduzione delle trasmissioni”. E’ sacrosanto difendere i diritti degli operatori dell’informazione (così come di tutti i lavoratori). Non lo è, invece, strumentalizzare un caso per tutelare un interesse corporativo che non ha più ragione di esistere.