In attesa di conoscere dall’Agcom le procedure con cui si effettuerà l’asta per l’assegnazione delle frequenze liberate con il passaggio al digitale terrestre (cd. dividendo interno), ci si interroga sui vantaggi che lo Stato potrà ricavare dalla vendita.
Di fronte alla moltiplicazione dei canali determinata dall’avvento della tecnologia digitale terrestre, il valore delle frequenze televisive si è ridotto, in quanto l’offerta sta superando notevolmente la domanda (in altri termini, una parte significativa della capacità trasmissiva rimane inutilizzata). A ciò si aggiunge il sensibile calo degli introiti pubblicitari del mercato televisivo, situazione che potrebbe spingere gli operatori tv (nazionali, posto che i locali già hanno tirato i remi in barca da tempo) a non investire o ad investire poco nell’acquisto di frequenze. Interessante in merito è il quadro illustrato su Il Corriere della Sera (edizione del 23/04), nel quale vengono ipotizzati tre possibili scenari. Il primo – quello meno proficuo per lo Stato – prevede che tutte le frequenze verranno messe all’asta solo per gli operatori televisivi (i quali però poi, nel 2015-2017, dovranno restituire una parte delle frequenze – segnatamente quelle della banda 700 MHz, cioè i canali da 50 a 60 UHF – essendo le predette frequenze destinate alle telecomunicazioni mobili. Il secondo scenario ipotizza che formeranno oggetto dell’asta “due gruppi distinti di frequenze: uno per le telecomunicazioni e l’altro per i broadcaster. Gli operatori delle tlc (…) sarebbero costretti a spendere circa un miliardo per lo spettro loro riservato (…). Per l’asta televisiva gli incassi si ridurrebbero invece a poche decine di milioni”. Oppure, e questo è il terzo scenario, si potrebbero mettere a gara tutte le frequenze e “farle vincere ai migliori offerenti”, ai quali si potrebbe “concedere (…) il diritto di riscuotere una quota percentuale dei ricavi legali all’asta che comunque si terrà nel 2015-2017 per le frequenze della banda 700 MHz, quando i gestori mobili avranno l’impellente necessità di acquistare più banda”. Quel che si può affermare con certezza è che, a differenza degli operatori televisivi, i gestori delle tlc mobili sono e saranno disposti a spendere tanto per l’acquisto di frequenze, in quanto necessitano di sempre maggiore banda di fronte all’incessante sviluppo di Internet e della comunicazione mobile. (D.A. per NL)