Ci risiamo. Periodicamente riappare la storia dell’asta delle (presunte) frequenze in esubero. Ci aveva provato qualche tempo fa l’ex MinCom, con un bando per una gara di assegnazione di ipotetiche frequenze analogiche inutilizzate. Figuriamoci. Frequenze libere? Quando mai, in Italia? Ora se ne riparla (e speriamo non se ne straparli come al solito), con la "nuova" definizione di "dividendo digitale", cioe’ le risorse radioelettriche che verranno (verrebbero) liberate dal passaggio alla televisione digitale, e che, per il commissario dell’Agcom Nicola D’Angelo, dovrebbe essere l’occasione per tutelare il pluralismo e la concorrenza. Ne tratta un’intervista a D’Angelo che sara’ pubblicata sull’ultimo numero del Corriere delle Comunicazioni, in uscita il 6 aprile, e anticipata sul quotidiano online www.corrierecomunicazioni.it. ”La destinazione dello spettro radio, da cui tra l’altro lo Stato potrebbe ricavare consistenti risorse economiche, pero’, non pare appassionare. Eppure, senza coinvolgere il tema frequenze, il confronto sulle Ngn rischia di rimanere monco – sottolinea il commissario dell’Autorità per le tlc -. Non a caso in Europa la tendenza e’ quella di considerare in modo complessivo tutte le piattaforme della comunicazione elettronica assoggettando frequenze e reti di telecomunicazione a un regime di regole unitario che favorisca la competizione e l’accesso ai servizi”. In questo senso, spiega D’Angelo ”bisogna recuperare frequenze da chi ne ha in eccesso e riassegnarle attraverso un’asta competitiva. Il beauty contest non basta. E la gara deve essere aperta alla partecipazione anche di soggetti non detentori di frequenze analogiche: e’ fondamentale per tutelare pluralismo e concorrenza. L’asta, inoltre, consentirebbe un introito significativo per le casse dello Stato”.