Digitale terrestre: così cambia la televisione

Cosa occorre per affrontare il cosiddetto switch-off e magari godere fin da ora delle trasmissioni in Dvb-T, ovvero digitali terrestri, trasmesse via etere e non via satellite nella lingua dei computer


di Mario Cianflone Il Sole 24 Ore del 3 novembre 2008

Digitale terrestre: così cambia la televisione. Questa volta per davvero, dopo attese, sperimentazioni e rinvii ecco che – partendo dalla Sardegna dove al 31 ottobre sono stati spenti tutti i ripetitori del segnale analogico – l’intero Paese si avvia a un cambiamento epocale con un passaggio graduale, regione per regione, alle trasmissioni digitali in chiaro, non criptate, e a pagamento per l’offerta di palinsesti premium. Il passaggio si concluderà nel 2012, ma entro fine 2010 in gran parte del territorio nazionale la vecchia tv analogica non si potrà vedere più. Vediamo cosa occorre per affrontare il cosiddetto switch-off e magari godere fin da ora delle trasmissioni in Dvb-T, ovvero digitali terrestri, trasmesse via etere e non via satellite nella lingua dei computer.
Da sottolineare la denuncia del Movimento difesa del cittadino (Mdc) che, in base a una inchiesta, sostiene che non è stata effettuata una comunicazione adeguata ai cittadini. Motivi per passare subito al Dtt (altro sinonimo per dire digitale terrestre) ce ne sono più di uno: a iniziare dai canali aggiuntivi a pagamento e gratuiti per finire con una migliore qualità audio e video. Tra i vantaggi della tecnologia “numerica” vi è infatti la possibilità di trasmettere più programmi su un unico canale e così ci sono “canali” all-news, specializzati in cartoni animati come Boing, come il Nuovo Rai4 e Iris tagliati solo su cinema e telefilm. Senza contare l’offerta a pagamento che permette di vedere un film o una partita di calcio. Ma ecco cosa bisogna fare per vedere la tv digitale.

Tv, antenna e decoder

In primo luogo non occorre cambiare televisore. Il vecchio apparecchio può essere usato ancora per anni, basta aggiungere un decoder esterno. Il costo è contenuto in genere sotto i cento euro, fatti salvi contributi statali come quelli attualmente erogati in Sardegna. L’apparecchio si collega all’ingresso Scart o S-Video del televisore oppure all’interfaccia audiovideo digitale, siglata come Hdmi (High-definition multimedia interface) che, presente sui moderni flat tv, offre elevata qualità con un cablaggio comodo a usarsi al contrario dei vecchi e grossi cavi Scart. Questo collegamento comporta qualche scomodità: il televisore deve essere impostato sull’ingresso esterno e per regolare il volume occorrerà impostare a un livello medio-alto quello del televisore in modo da avere margine di intervento con quello fornito con il set-top-box.
Per ricevere il segnale digitale non occorre un impianto di antenna nuova. In teoria basta collegare la vecchia presa ma spesso occorre affidarsi alle cure di un antennista per adeguare l’impianto e metterlo a punto, magari cambiando i cavi e mettendo un’antenna nuova. Opportuno è a questo punto, se si vive in condominio, avvalersi di un sistema centralizzato.
Il decoder per poter usufruire dei servizi a pagamento deve essere dotato di uno slot per smart card, ovvero di una fessura dove inserire una schedina con microchip che abilita la decodifica dei segnali scalando l’importo da un borsellino elettronico simile a quello delle schede dei telefonini. Ci sono anche decoder (tipo zapper) privi di smart card che servono solo per i canali in chiaro – quindi a poco – e magari possono essere usati per il secondo tv, quello che tipicamente sta in cucina.

Se si cambia apparecchio

Se invece si intende cambiare il televisore, comprando un flat tv plasma o Lcd allora occorre valutare l’acquisto con le idee chiare. I listini sono sempre più abbordabili vuoi per la crisi dei consumi vuoi per la costante guerra dei prezzi. Attenzione però: la grande distribuzione specializzata e non ha gli “scaffali” pieni di prodotti vecchi se non obsoleti, tipicamente appartenenti a una o due generazioni fa, venduti a prezzo di saldo. Si tratta di specchietti per le allodole, spesso fondi di magazzino, da evitare informandosi. E qui internet è utilissima per capire se un dato costruttore ha o meno in listino quel modello che abbiamo visto in negozio. Se si decide di comprare un nuovo televisore è fondamentale che questo abbia almeno il decoder per il digitale terrestre in chiaro, ma sarebbe meglio che avesse anche la predisposizione per inserire un modulo opzionale (detto Cam) in grado di leggere le smart card e abilitare i servizi a pagamento.
Al fine di garantire i consumatori, il consorzio Dgtvi, ha “inventato” due bollini: quello blu e quello bianco. Il primo identifica i decoder pronti per i servizi a pagamento (basta inserire la scheda) e il secondo indica i televisori che muniti di un sintonizzatore digitale possono essere accessoriati con il modulo Cam per leggere le tessere dei servizi. In questo modo ci si mette al riparo da spese aggiuntive, cavi da collegare e altre seccature.

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