I vasi li hanno rotti a Roma. Ma i cocci li stanno mettendo insieme a Torino. Dove, presso il locale Ispettorato territoriale del Ministero dello Sviluppo Economico – Comunicazioni, si sta cercando di mettere una pezza alla disastrosa gestione centrale della migrazione digitale in relazione alle cd "valli laterali".
Lì, infatti, insistevano un centinaio di impianti (nella sola area tecnica 1) ex art. 30 D. Lgs 177/2005 divenuti improvvisamente "fuorilegge" il giorno dello switch-off e quindi disattivati per non incorrere nelle sanzioni previste. Lo spegnimento di tali impianti, piccoli ma essenziali per un servizio non altrimenti possibile, aveva determinato un’ondata di protesta che aveva addirittura condotto ad un’interrogazione parlamentare. Raggiunto da questo periodico, il direttore dell’I.T. Piemonte e Val d’Aosta del MSE-Com, ing. Scibilia, ci ha spiegato che l’organo "sta concretamente operando, da quando ciò si è reso possibile, ossia da quando è stato reso noto il Master Plan di conversione al digitale, alla individuazione, per circa un centinaio di impianti delle comunità locali ben conosciuti e legittimamente operanti fino allo switch-off, di una adeguata frequenza da assegnare, per la ripetizione dei programmi digitali ai sensi dell’art. 30 del D.Lgs 177/05, in tempi quanto più brevi possibili, avuto riguardo al fatto che l’assegnazione medesima deve avvenire su base non interferenziale". Se, da una parte, è doveroso che vengano individuate le responsabilità per questo incredibile passo falso (almeno da marzo di quest’anno era nota la posizione a rischio degli impianti ex art. 30 D. Lgs 177/2005), dall’altra, non può non essere riconosciuta l’intensa attività che in questi giorni è in corso in Via Arsenale 13 a Torino, che ha già permesso "di delineare un primo quadro di assegnazioni che riguardano un consistente numero di impianti che presto saranno autorizzati". Certamente la negativa esperienza della migrazione del Piemonte occidentale ha portato alla luce, con dirompente evidenza, la fondamentale importanza dei bistrattati organi periferici del MSE-Com, fino ad ora incredibilmente passati in secondo piano in una fase tanto delicata quale è quella di una svolta tecnologica epocale per la televisione. Ormai è chiaro: l’adeguamento del settore televisivo alla nuova tecnica trasmissiva presuppone una concertazione continua ed approfondita con chi il territorio lo conosce e lo vive e non può essere calata dall’alto mediante approcci meramente teorici che, alla prova dei fatti, mostrano poi tutta la loro fragilità.