Così la Federazione Radio Televisioni in un proprio intervento pubblicato sul sito www.frt.it: “Si continua a discutere intorno alla necessità di sviluppare il digitale radiofonico e a quali standard tecnologici eventualmente si debbano utilizzare. Ma é un dibattito ormai vecchio e superato, tenuto in piedi da chi in realtà non vuole che la radio entri nella modernità dalla porta principale insieme agli altri media come la TV, la telefonia e Internet”. Già l’incipit dell’intervento dell’organo associativo lascia perplessi: a parte l’infelice richiamo ad un “dibattito ormai vecchio e superato“, considerato che non si comprende perchè non si dovrebbe dibattere di nuove tecnologie che continuano ad emergere incessantemente, chi non vorrebbe che “la radio entri nella modernità dalla porta principale”? Esiste veramente questo qualcuno o si tratta, più semplicemente, di una mancanza di convergenza tra esigenze dell’utenza (ascoltatori), propensione degli editori e confusione tecnologica? Continua poi FRT: “Avviare il digitale non significa rendere obsoleto il sistema analogico, che rimarrà ancora per molti anni la tecnologia portante di tutta l’emittenza radiofonica, ma l’inserimento graduale della radio nell’ambito dell’attuale convergenza multimediale con standard e capacità trasmissive compatibili ancorché concorrenziali con quelli degli altri mezzi, pur mantenendo le sue specifiche peculiarità”. E sul punto nulla da dire; anche perché trattasi di mera acqua calda, servita con un po’ di demagogia, tanto per dare un po’ di condimento. Piuttosto, inopportuno pare il richiamo alla multimedialità in un contesto come quello in parola, posto che con tale termine si è usi definire la compresenza e interazione di più mezzi di comunicazione in uno stesso supporto informativo (si parla di contenuti multimediali, specie in ambito informatico, quando per comunicare un’informazione riguardo a qualcosa ci si avvale di molti media, cioè mezzi di comunicazione di massa, diversi). Che c’entra quindi la multimedialità con il digitale radiofonico? Se la radio non è diventata multimediale allorquando ha affiancato all’emissione in OM quella in FM, così non lo diventerà integrando a questa ultima una trasmissione numerica in VHF III. In realtà, non vi è chi non veda come il medium radiofonico sia già (quando lo vuole) multimediale, essendo presente su Internet, sul satellite, in bouquet digitali televisivi e sulla telefonia mobile con contributi audiovisivi integrati; sicché la veicolazione dei programmi attraverso un nuovo standard null’altro aggiungerebbe, limitandosi ad estenderne le possibilità di fruizione, ma non certo compresenza e interazione con altri mezzi di comunicazione, che per essere conseguite necessitano di volontà aziendali, strategiche, commerciali ed editoriali, più che tecnologiche. Premesso che poco comprensibile, quindi, appare il collegamento tra il passaggio precedente quello successivo, leggiamo con perplessità che per FRT: “Non c’è, quindi, l’obbligo che tutte le emittenti pubbliche e private debbano da subito essere contemporaneamente operatori di rete, poiché a regime, utilizzando la banda III e la banda L, libere da ogni vincolo di servizio non radiofonico, potranno essere allocati tutti gli editori nazionali e locali con la tecnologia DMB o DAB Plus. Allo stato c’è forte convergenza su queste posizioni tra RAI Way ed i Consorzi C.R.DAB (costituito da emittenti FRT), CLUB DAB e EURODAB che, di fatto, hanno in esercizio impianti DAB e DMB e che guardano con forte preoccupazione le proposte che pervengono in ordine all’uso sulla FM di tecnologie alternative tipo l’IBOC, il DRM, l’FmeXtra”. Forte “convergenza” e “preoccupazione”? Della “forte convergenza” prendiamo atto, ma la riteniamo limitata al gruppo di soggetti nominati, atteso che semplici confronti con la stragrande parte degli operatori esistenti sul mercato mostrano piuttosto la presenza di una divergenza che a definire profonda è un eufemismo. Quanto invece alle possibili allocazioni frequenziali, con la migliore volontà, analizzatore di spettro alla mano, di tutta questa libertà sulla banda III non riusciamo a rinvenirne traccia, così come della “forte preoccupazione” prendiamo atto con vivo stupore e, a nostra volta, con sensibile inquietudine assumiamo che editori evoluti guarderebbero angosciati ad una eventuale (eventuale?) digitalizzazione dell’FM. Se gli editori di cui la Federazione Radio Televisione è portatore di interessi sono preoccupati del fatto che sul fronte tecnologico nuovi formati diffusivi hanno fatto ingresso, c’è veramente da impensierirsi. E molto, perché dopo aver sostenuto per anni che il DAB-T Eureka 147 sarebbe stato boicottato – quando più semplicemente (e innocuamente, a dispetto di paventate oscure cospirazioni) era stato ignorato dall’utenza (= ascoltatori) e produttori di apparati riceventi (che, secondo le logiche imprenditoriali, non si attivano dove non c’è concreto interesse e quindi sbocco commerciale) ora, sembra di capire, si guarda “con preoccupazione” alle nuove tecnologie, invece di approfondirne le potenzialità e sperimentarne il (possibile) gradimento. “In mancanza di una pianificazione analogica l’introduzione di tali tecnologie appare molto complicata e tale da causare notevoli difficoltà interferenziali, riportando il sistema a tempi faticosamente superati. Per l’FM ci potrebbe essere una implementazione detta DRM Plus, ma per l’introduzione di tal tecnologia, non essendo stata ancora definita e testata come standard, occorreranno ancora alcuni anni”, chiosa l’organismo associativo. E noi – ma sicuramente è colpa dei nostri limiti di comprensione – non ne capiamo il nesso causale: se è vero che IBOC non è certamente adatto alla nostra FM ultrapresidiata, i test condotti con FmeXtra ne hanno invece accertato la piena compatibilità (condivisibile invece l’inopportunità di discutere di DRM +, atteso lo sviluppo tecnologico ancora in corso). “In conclusione, non è più il tempo delle discussioni sterili e degli ipotetici favori verso soluzioni tecnologiche che non siano al passo con lo sviluppo degli altri media, pena la condanna per la radiofonia a diventare un soggetto di serie B”, chiude l’intervento FRT. Vero: non è più il tempo delle discussioni sterili e degli ipotetici favori verso soluzioni tecnologiche che non siano al passo con lo sviluppo degli altri media. E allora piantiamola e puntiamo alla neutralità tecnologica. E che vinca il migliore (tra gli standard).