In vetta al gradimento degli editori locali pare esserci FMeXtra, l’ultima novità in tema di radio digitale che sembra proprio studiata su misura per l’assetto radioelettrico italiano, data la possibilità di veicolare in maniera promiscua sull’attuale frequenza FM esercita sia i tradizionali contenuti analogici che un pacchetto digitale, che può contenere due stazioni stereofoniche o quattro monofoniche (o una combinazione dei due formati).
Interesse è diretto anche su DRM+, tecnologia che pure si fonda sulla digitalizzazione della modulazione di frequenza, ma che sembra ancora a livello embrionale, e su IBOC, l’HD Radio in corso di sperimentazione in Svizzera e da tempo consolidata negli USA e in numerosi altri Paesi del mondo che hanno sposato lo standard statunitense.
Più fredda l’attenzione verso altri formati, che non prevedono l’allocazione in FM, posto che ciò introdurrebbe insopportabili limiti di migrazione dell’esistente (non ci sarebbe spazio per tutti, al contrario dell’FM, che ove digitalizzata, lascerebbe inalterati gli spazi e quindi le presenze attuali).
Tra i 611 emendamenti presentati al ddl Gentiloni, ve ne sono diversi che mirano proprio a regolare il nuovo assetto creatosi in ambiente digitale radiofonico, intonando il de profundis al DAB-T Eureka 147 ed aprendo alla nutralità tecnologica: che vinca il migliore, tra gli standard, quindi.
Lo stesso ministro alle Comunicazioni ha dichiarato al quotidiano economico-finanziario Italia Oggi (mercoledì 6 giugno) che per la radio, a differenza della tv, “Non si tratta di rimanere a una data certa (per lo switch-off, ndr) e fare sistema. Bisogna rivedere la strategia”.