Ci scrive Stefano Valianti: “Voglio aggiungere un solo commento, da ascoltatore, al bellissimo articolo pubblicato da Newsline il 17/6/2007 che commenta un intervento della FRT sugli standard tecnologici del digitale radiofonico. A un certo punto si attribuiscono le responsabilità dello stentato decollo del DAB-T al fatto che l’utenza lo ha ignorato e che i produttori non hanno avuto interesse a mettere in vendita un prodotto dall’incerto sbocco commerciale. Giusto: ma vorrei osservare che si possono sperimentare tutti i sistemi che si vogliono, dal DAA-A al DZZ-Z, ma tutte le sperimentazioni finiranno allo stesso modo, perchè come si potrà avere sbocco commerciale per dei ricevitori che non si sa per quanti mesi potranno essere utilizzati? E quindi il cane continuerà a mordersi la coda: sperimentazione senza garanzie di continuità=mancato acquisto di ricevitori=mancata produzione di massa di ricevitori=fallimento della sperimentazione. Si sa, nonostante gli oltre 38 milioni di pubblico, che l’utente radiofonico medio è molto economo nel rinnovare il proprio parco ricevitori. Se non si prende atto di ciò, partendo seriamente con un sistema digitale il cui utilizzo venga garantito per un periodo ragionevole, e che offra un consistente numero di programmi aggiuntivi rispetto a quelli già ricevibili in FM, allora temo che l’unica, triste possibilità digitale per la radio sia farsi ricevere dai telefonini e dai navigatori satellitari: gli unici gadget elettronici per cui gli italiani sono pronti a vendersi anche la nonna”.
Condivisibile punto di vista e punto di partenza per un eventuale spontaneo confronto sull’argomento.
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