La “Convenzione sui diritti del fanciullo” approvata dall’ONU nel 1989, da noi divenuta legge dello Stato nel 1991, impone a tutti di collaborare alla creazione delle condizioni utili a garantire ai minori una vita autonoma nella società – con spirito di pace, uguaglianza e solidarietà – e fa divieto di sottoporli a forme di violenza e a interferenze arbitrarie o illegali nella loro privacy.
Un sano, equilibrato e completo sviluppo mentale, fisico e morale, è un diritto del minore riconosciuto a livello internazionale e dall’ordinamento nazionale. L’articolo 31 della Costituzione italiana impegna, infatti, la nostra comunità, in tutte le sue articolazioni, a proteggere l’infanzia e la gioventù.
La tutela dei diritti del minori e della dignità della persona costituisce l’aspetto più delicato dell’azione di vigilanza che l’Autorità esercita sulla programmazione televisiva.
Abbiamo a disposizione un apparato normativo con obblighi cogenti, sanzioni e divieti e c’è l’autoregolamentazione che indica gli elementi di indirizzo da seguire nella programmazione dei palinsesti per tutelare i minori.
Ma c’è un dato di fatto: la qualità della televisione è andata sempre più scadendo ed è all’audience, e all’audience soltanto, che guardano i pubblicitari. Forte è la preoccupazione che possa esservi un qualche nesso causale fra comportamenti antisociali e cattiva televisione.
L’Autorità, grazie anche al Consiglio nazionale degli utenti e al Comitato TV e minori che svolgono con passione ed efficacia il loro compito di segnalazione, ha incrementato il numero dei procedimenti avviati ed ha irrogato sanzioni di maggior entità. Sono state sanzionate la TV volgare e, in particolare, le trasmissioni lesive dei diritti dei minori, contenenti violenza, turpiloquio, rissosità, erotismo spinto, soprattutto nella fascia della televisione per tutti. Sono stati emanati atti di indirizzo per spingere le trasmissioni televisive a rispettare canoni di maggior correttezza.
Per cambiare la televisione c’è bisogno, però, della collaborazione di tutti, in primis del servizio pubblico televisivo che deve recuperare la funzione di crescita culturale e sociale e di formazione del gusto.
Serve l’impegno delle istituzioni, della politica e della società civile. I giovani sono il futuro del Paese e ad essi dobbiamo riservare una sana crescita anche attraverso la TV e l’uso consapevole delle nuove tecnologie dell’informazione”.