Leggendo in controluce i provvedimenti regolamentari e legislativi in tema di DTT da dieci anni a questa parte, risulta evidente la tendenza a separare definitivamente i ruoli di network e content provider su scala locale (attualmente coincidenti per circa 500 soggetti su quasi 4.000 marchi/palinsesti).
In esatta contrapposizione all’ambito nazionale, dove, invece, si tende a consolidare entrambe le attività in capo ai quattro/cinque gruppi industriali (di cui due dominanti) che controllano l’80% dell’audience e il 70% del towering (per ora) televisivo. Con ogni probabilità, il prossimo futuro dei fornitori di servizi di media audiovisivi locali sarà costituito da un numero compreso tra 500 e 1.000 soggetti, che saranno trasportati da non più di 100 operatori di rete regionali, che prima del 2022 si ridurranno (attraverso operazioni di concentrazione) a 50. Fin qui nulla di criptico. Più arduo determinare se l’entropia sia frutto di una originaria diabolica pianificazione oligopolistica (od oligopolitica) o di un work in progress mutuato da un’immane incapacità trasversalmente ripartita tra operatori (locali), istituzioni e politica.