La notizia è tratta da Repubblica del 12 aprile scorso e l’articolo è a firma di Alberto D’Argenio. Eccone il testo:
«Si chiude con un colpo di scena la parabola dei finanziamenti pubblici per l`acquisto dei decoder del digitale terrestre illegalmente concessi dal penultimo governo, quello della Casa delle Libertà: l`unica emittente ad averne tratto profitto è stata Mediaset. E il cerchio si chiude.
L`allora governo di Silvio Berlusconi ha stanziato 220 milioni di euro per favorire l`acquisto di decoder prodotti, tra gli altri, dalla Solaris.com, società del fratello Paolo, e utili ad aumentare gli abbonamenti ai nuovi canali digitali di Mediaset, l`azienda principe della famiglia Berlusconi, che ora dovrà restituire allo Stato i soldi indebitamente guadagnati. Il tutto emerge dall`analisi condotta dal Ministero delle Comunicazioni e approvata dalla Commissione europea. Così il Biscione dovrà rendere allo Stato italiano 7,2 milioni di euro, ovvero parte dei profitti realizzati grazie all`aiuto pubblico.
Ma andiamo con ordine. La storia ha avuto inizio nel 2004, quando l`allora ministro dell`Economia, Giulio Tremonti, ha inserito in Finanziaria l`aiuto al digitale terrestre, replicandolo l`anno successivo.
La misura, però, è entrata nel mirino della Commissione europea, che dopo due anni di indagini ne ha sancito l`illegalità. Era il gennaio 2007 quando la responsabile Ue alla Concorrenza, Neelie Kroes, ha condannato l`Italia ritenendo che gli aiuti fossero «illegittimi e incompatibili e con le norme europee» sugli aiuti di Stato.
Per farla breve: accordavano «un vantaggio indiretto» ai suoi beneficiari a discapito della piattaforma satellitare di Sky, dando luogo ad una «indebita» distorsione della concorrenza con soldi pubblici.
La Ue ha quindi incaricato il Ministero delle Comunicazioni di stabilire chi tra le emittenti – e non tra i produttori di decoder -avesse tratto vantaggio dai finanziamenti, di quantificarli e di ingiungerne la restituzione. I tecnici di Roma ci hanno messo più di un anno a stabilirlo, tempo comprensibile considerando la difficoltà di stabilire chi si sia abbonato ad un pacchetto digitale solo grazie agli incentivi.
Si arriva così ai giorni nostri: per il Ministero, Rai, La7 e Fastweb, protagonisti del digitale terrestre, non hanno avuto nessun beneficio dagli incentivi, nel frattempo corretti dal Governo Prodi. Dunque nessuno ci ha guadagnato. Tranne Mediaset.
Come confermato dalla stessa Commissione europea il primo aprile scorso, quando ha approvato le valutazioni giunte da Roma. Mediaset, ha certificato la Ue, «è risultata beneficiaria dell`aiuto e pertanto è tenuta alla restituzione dei ricavi supplementari goduti in forza dello stesso».
Tuttavia gli esperti della Kroes non hanno condiviso la «quantificazione» della somma dovuta dal Biscione, calcolata sottraendo agli incassi derivanti dai nuovi abbonamenti i costi sostenuti per attivarli (spese di call center, consegne dei decoder etc.). Per la Ue, quindi, due milioni di presunte spese indicate da Mediaset «non sono necessariamente pertinenti» ai contratti realizzati grazie al finanziamento.
E se Cologno non dimostrerà il contrario…, non dovrà versare allo Stato gli oltre 5 milioni richiesti dal Ministero, bensì 6 milioni e 840 mila euro più interessi. Per un totale di 7,2 milioni».