Si continuerà ad esaminare domani, in Commissione Giustizia del Senato, il testo del disegno di legge sulle intercettazioni (c.d. d.d.l. Alfano, foto), che sta incontrando non solo il contrasto aperto tra maggioranza ed opposizione, ma anche la dura battaglia promossa da editori e giornalisti.
Come comunicato nelle note diramate nei giorni scorsi, la Federazione Italiana Editori Giornali (FIEG) e la Federazione Nazionale della Stampa Italiana (FNSI) hanno presentato un appello congiunto al Parlamento e a tutte le forze politiche “a non introdurre nel nostro ordinamento limitazioni ingiustificate al diritto di cronaca e sanzioni sproporzionate a carico di giornalisti ed editori”. Il testo del disegno di legge attualmente in esame, hanno spiegato le due Federazioni, è ancora più negativo e restrittivo di quello approvato nel giugno 2009 dalla Camera dei Deputati perché, a seguito dell’introduzione dell’emendamento Centaro, esso prevede “il divieto di pubblicare il contenuto, anche per riassunto, di tutti gli atti d’indagine, anche se non più coperti da segreto, fino alla chiusura delle indagini”. Da qui l’opposizione ad un testo che imporrebbe limitazioni alla cronaca giudiziaria non solo pesanti ma anche “ingiustificate”, in quanto “Il divieto di pubblicazione non è giustificato né dalla protezione dell’attività investigativa, perché si tratta di atti non più coperti da segreto, né dalla tutela della riservatezza delle persone, perché si tratta della notizia di atti d’indagine tipicamente oggetto del diritto di cronaca giudiziaria”. Il provvedimento sarebbe perciò “sproporzionato”, come dichiarato dal Presidente della FIEG, Carlo Malinconico, in un’intervista comparsa su “Il Tempo” il 13 maggio scorso. Un testo – ha precisato – che rischia di provocare “la morte della cronaca giudiziaria” e, dunque, “Una violazione sia della Costituzione che della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo”. In ballo vi è la tutela della libera informazione e della democrazia, del diritto di cronaca e della funzione della stampa e del giornalista, dal momento che, con il divieto di diffondere notizie di atti non segreti, verrebbe meno la possibilità di far conoscere fatti ed avvenimenti rilevanti per l’opinione pubblica. Ad essere contestate dalla FIEG e dalla FNSI sono anche quelle norme del ddl in esame che prevedono pesanti sanzioni nei confronti dei giornalisti e la responsabilità oggettiva a carico dell’editore, nel caso di violazione del divieto di pubblicazione delle notizie di cronaca in questione. E’ questo il quadro che ha spinto, nei giorni scorsi, la Federazione Nazionale della Stampa Italiana, per voce del suo segretario generale, Franco Siddi, a dichiarare che sarà “in trincea contro il ddl intercettazioni che vuole impedire la cronaca giudiziaria”. Nel caso in cui la nuova normativa venisse approvata, la FNSI sarà pronta “ad aggirarla – ha dichiarato Siddi – attraverso siti internazionali, libri ed altro: le notizie non possono essere oscurate nel mondo moderno e aiuteremo i colleghi a farle venir fuori in qualsiasi modo”. E Roberto Natale, Presidente della FNSI, ha promesso “totale copertura a chi vuole fare disobbedienza che è professionale e civile insieme”, e ha previsto, se necessario, l’uso dello sciopero e ricorsi alla Corte Costituzionale ed alla Corte Europea dei diritti umani. Vale la pena di ricordare quanto evidenziato da Malinconico su “Il Tempo” in merito al rischio a cui il nostro Paese andrebbe incontro se il provvedimento attuale venisse approvato. “Quando si fanno i confronti tra Stati – anche, e soprattutto, a livello economico – si preferisce investire nei Paesi in cui c’è un maggiore libertà di stampa, in cui c’è trasparenza e si combatte la corruzione. E’ una questione di qualità del sistema”. "Questo provvedimento – secondo Malinconico – ci declassa agli occhi di investitori e competitors internazionali”. (Daniela Asero per NL)