da Franco Abruzzo.it
Bruxelles, 14 gennaio 2008. Le autorità italiane sanno cosa devono fare e se non verranno al più presto modificate tutte le parti della riforma Gasparri contestate dalla Commissione Ue, l’Italia sarà portata davanti alla Corte di Giustizia europea. A ribadirlo all’ANSA sono gli uffici del commissario Ue alla concorrenza, Neelie Kroes, commentando la polemica ravvivata dalle affermazioni dell’ex premier Silvio Berlusconi, per il quale il ddl Gentiloni, fermo in Parlamento, non andrebbe approvato. “A questo punto della procedura di infrazione – spiegano i collaboratori del responsabile Antitrust – la Commissione Ue può decidere o di chiudere il caso, se si è posto fine all’infrazione, oppure deferire lo Stato membro davanti alla Corte di giustizia”. “Nessuna decisione, però, è stata ancora presa dalla Commissione”, aggiungono gli uffici della direzione generale per la concorrenza.
“Dal parere motivato inviato a Roma il 18 luglio 2007 – spiegano gli uffici del commissario Kroes – la Commissione Ue non ha fatto altri passi formali contro l’Italia in questa procedura di infrazione”. “Le autorità italiane – proseguono – sono state messe a conoscenza di tale procedura e hanno intenzione di mettere fine ad essa modificando la legislazione esistente”, vale a dire la riforma Gasparri del sistema televisivo. Dunque, concludono gli uffici del commissario Kroes, “ogni valutazione sulla bozza della legge Gentiloni, e se questa risponde alle preoccupazioni della Commissione Ue, potrà essere fatta solo una volta che la nuova legge sia stata formalmente inviata a Bruxelles nella sua versione definitiva”. Ancora oggi Berlusconi, a proposito dell’attesa approvazione del ddl Gentiloni, ha ribadito “l’impossibilità di una futura collaborazione con un governo che si macchiasse di una simile nefandezza, inconcepibile in una vera democrazia”. L’apertura della procedura di infrazione contro l’Italia risale al luglio 2006, quando la Commissione Ue bocciò la legge Gasparri, accusata di rafforzare il duopolio Rai-Mediaset, e invitò il nostro Paese a modificarla. Di qui il ddl Gentiloni varato dal governo Prodi che però non è stato ancora approvato in via definitiva dal Paramento. Per questo la Commissione Ue, nel luglio 2007, ha compiuto un altro passo nella procedura di infrazione, inviando a Roma un parere motivato in cui dava all’Italia due mesi di tempo per varare la riforma della Gasparri. Una scadenza passata senza essere giunti al varo definitivo della Gentiloni. “Interverremo al più presto”, aveva quindi affermato stizzita il commissario Kroes nello scorso ottobre, aggiungendo che “non è mia abitudine aspettare troppo”. Ma ad oggi nessuna decisione è stata ancora presa da Bruxelles, nonostante il ddl Gentiloni sia ancora fermo in Parlamento. Se l’Italia dovesse finire davanti alla Corte europea di giustizia, in caso di condanna si rischiano pesantissime sanzioni, come ha più volte ricordato il ministro Paolo Gentiloni: da 300-400 mila euro al giorno fino a quando il nostro Paese non si metterà in regola con le norme Ue. (ANSA).
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DDL GENTILONI/ CONFALONIERI: PER MEDIASET SAREBBE ESIZIALE
E’ chiaro che la riforma viene usata strumentalmente da politica
Roma, 15 gen. (Apcom) – ”Spero che il ddl Gentiloni non passi mai: sarebbe esiziale per la nostra azienda”. Il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, ospite ieri sera di ‘Niente di Personale’, programma di La7, ribadisce la sua posizione nettamente contraria al progetto di riforma del settore tv.
Per Confalonieri ” è chiaro” che il ddl Gentiloni, ma anche i progetti di riforma della Rai e del conflitto di interessi, ”vengono usati un po’ come il jolly al tavolo dellla politica e vengono buttati li’ quando fa gioco. Veltroni e Berlusconi si parlano per fare qualcosa di utile per il paese? Guarda caso gli buttano fra i piedi il conflitto di interessi e la legge Gentiloni”.
Se la riforma tv venisse approvata, ha detto ancora il presidente di Mediaset, l’azienda ”perderebbe 600-700 milioni di euro a causa della riduzione del tetto alla raccolta pubblicitaria, una rete (destinata a finire prima sul digitale), frequenza e la possibilita’ di fare il digitale, che rappresenta una bella alternativa a Sky. Senza contare i danni legati alla nuova disciplina delle telepromozioni”. In sintesi, ha concluso Confalonieri, ”Mediaset perderebbe la possibilita’ di stare sul mercato in modo adeguato: non sarebbe un danno a Berlusconi, ma al panorama audiovisivo italiano”.