Dati Fieg sui quotidiani: in picchiata “Libero” e “il Giornale”

Rispetto allo scorso settembre, i due quotidiano hanno fatto registrare brusche frenate. I motivi possono essere molteplici: scioperi di settembre 2006 e disaffezione del pubblico verso l’informazione “gridata” su tutti


Sono stati pubblicati i dati della Fieg relativi alla diffusione della stampa nazionale (“ItaliaOggi”, giovedì 18 ottobre 2007) nel mese di settembre 2007. Scorrendo i dati, la cosa che più balza agli occhi è il crollo verticale di due testate, a dire il vero piuttosto interconnesse relativamente al target di riferimento: “Libero” e “il Giornale”. Per il primo si tratta del primo segno negativo dopo ben 55 mesi di crescita continua: rispetto al settembre dello scorso anno, infatti, perde ben il 7,7%; per quel che concerne “il Giornale”, invece, il risultato era un po’ più prevedibile, dal momento che il lungo trend positivo che l’aveva visto protagonista si era già mitigato negli ultimi mesi, ma un calo così vistoso non ce lo si aspettava: -9,5%. “Libero” giù dopo quasi quattro anni filati di incremento e “il Giornale” giù, così bruscamente, sono dati abbastanza inconsueti.
Lo sono meno se si calcolano alcuni fattori che, certamente, hanno avuto il proprio ruolo nel determinare tale circostanza. Primo su tutti, occorre ricordare il settembre (e anche l’ottobre…) caldo che ha interessato l’editoria italiana lo scorso anno: una serie di scioperi (per la verità, solo uno a settembre, oltre ai tre di ottobre, l’uno di novembre e gli ulteriori tre di dicembre, ndr) che ha bloccato l’apparato editoriale quotidiano e che ha visto interessati tutti, meno, appunto, “Libero” e “il Giornale”. I due quotidiani, per ragioni legate al proprio regime editoriale differente rispetto al resto del sistema, andarono in edicola ugualmente, accumulando un vantaggio sostanziale nei confronti dei concorrenti. Altro aspetto riguarda la morte della popolare giornalista Oriana Fallaci. Sia il quotidiano di Feltri (in misura maggiore), che l’allora quotidiano di Belpietro, dedicarono enorme spazio alla vicenda, e non solo il giorno seguente al lutto. Questo, probabilmente, andando a scavare nelle logiche editoriali dei quotidiani, poiché la grande giornalista fiorentina aveva assunto un ruolo molto importante nei confronti dell’opinione pubblica con le sue posizioni rigide ed intransigenti nei confronti dell’Islam. Trasformandosi, probabilmente senza volerlo, in una sorta di paladina per i predicatori del terrore e della minaccia del terrorismo islamico. L’ultima probabile ragione va ripescata nel fatto che gli italiani, in questo momento di fervore antipolitico (nonché anti-stampa politica), sono stanchi dei toni utilizzati da un certo tipo di stampa (di cui i due quotidiani in questione fanno parte certamente) nel trattare la politica: toni “gridati”, toni da contrapposizione continua su ogni piccolo punto, toni da scontro sempre e comunque tra due fazioni separate da un’immaginaria cortina di ferro.
Passando in rassegna, comunque, i maggiori quotidiani, si nota anche il calo del “Corriere” (-2,7%), che passa da 680 mila a 661 mila copie vendute di media. Anche in questo caso, comunque, c’è una ragione cha va ricercata andando indietro di un anno: a settembre 2006, infatti, il quotidiano di Paolo Mieli lanciò una fortunata iniziativa, allegando in omaggio al giornale la “Bibbia” a puntate, incrementando così sensibilmente le vendite. Bene, invece, i dati di “Repubblica”: il giornale romano guadagna l’1,2%, raggiungendo quota 619 mila copie. Crescono anche la “Gazzetta dello Sport” (+1%), “La Stampa” (+1,4%) e “Il Secolo XIX” (+1,1%), mentre resta stabile “Il Sole 24 Ore”. Perde qualche punto, infine, “Il Messaggero” (-1%) e il giornale simbolo del Nord-Est, “Il Gazzettino” (-0,5%). (Giuseppe Colucci per NL)

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