Non avesse tanti assi (e altre attività) nella manica, Daniele Luttazzi (foto, a destra), probabilmente, farebbe fatica ad arrivare alla fine del mese, data la sua oramai quinquennale assenza dagli schermi televisivi. Berlusconi non è più al Governo, i suoi “compagni di sventura”, Enzo Biagi e Michele Santoro, sono tornati in video in pianta stabile, persino Marco Travaglio (foto, a sinistra), corresponsabile del suo allontanamento, essendo stato suo invitato alla puntata incrinata che tanto fece infuriare Berlusconi, è tornato su Raidue a disseminare frasi al veleno contro tutto il mondo politico ed imprenditoriale italiano. Lui ancora no, ancora non è gradito ai dirigenti Rai (figurarsi a quelli di Mediaset…), al pari di altri grandi artisti “scomodi” come Beppe Grillo (che, però, riempie talmente tanti palasport ed auditorium che il pubblico che non riesce a seguirlo in tv, equivale a quello che va ai suoi spettacoli, con numeri nell’ordine delle centinaia di migliaia di spettatori, se non milioni; per non parlare, poi, dei contatti giornalieri del suo blog, stabilmente tra i primi venti al mondo) e Sabina Guzzanti, allontanata dalla Rai a causa di una querela ricevuta da Mediaset alla redazione del suo ultimo programma “Raiot”.
Luttazzi, comunque, non si perde in chiacchiere e tra un libro ed una tournee di spettacoli in teatro, riesce persino a far uscire un suo disco. Già, come se non bastassero le sue mostre di disegni satirici e tutte le attività appena elencate, anche un cd. Si tratta di un album di 11 canzoni, tutte rigorosamente in inglese, alcune risalenti agli anni settanta e ottanta, composte con il gruppo new wave Ze Endoten Control’s, di cui faceva parte ai tempi della scuola. E proprio dedicato alla scuola è il titolo dell’album: “School is boring”, la scuola è noiosa. Ma, nonostante la sua carriera artistica prosegua senza intoppi (editti bulgari a parte…), qualche sassolino nella scarpa da togliersi Daniele ce l’ha. Ha confidato al “Corriere della Sera”, infatti, che pochi mesi fa è stato contattato da Sky Italia per condurre un programma sul neonato canale “Sky Show”. Al primo colloquio, però, sono arrivati i primi dissapori con i dirigenti, che non gradivano il titolo che Luttazzi aveva intenzione di dare al tg satirico che avrebbe dovuto condurre. “Il marketing diceva che la gente non avrebbe capito il titolo e che era da cambiare” – spiega il comico satirico – “mi sono fermato lì, perché se avevano da ridire sul titolo avrebbero avuto da ridire su tutto”. E, quindi, neanche la tv satellitare ha avuto il coraggio di dar fiducia a Daniele Luttazzi, uno che se lasciato andare in onda “in diretta” può far restare immobili col fiato sospeso direttori di rete e dirigenti tv di vario genere, fino alla fine del suo show, per paura che si faccia scappare qualcosa di eccessivamente “politically scorrect”. La tv, abbiamo detto, non gli dà più spazio (salvo una fugace apparizione, guarda un po’, nella “nuova” trasmissione di Enzo Biagi, “Rotocalco televisivo”), ma la fortuna di essere un artista poliedrico è quella di potersi re-inventare in vari ambiti, anche i più svariati. (Giuseppe Colucci per NL)