I tempi per discutere lo Statuto dei lavoratori sono dunque maturi. Non si tratta di prospettarne la cancellazione, quanto un suo aggiornamento.
E come potrebbe essere diversamente in un tempo in cui le sollecitazioni al più generale cambiamento dei paradigmi della crescita sono straordinarie. La verità è che l’attuale sistema normativo del diritto del lavoro non soddisfa pienamente nessuna delle due parti del contratto di lavoro. Non i lavoratori che, nel complesso, si sentono oggi più insicuri e precari. Né gli imprenditori ritengono il quadro legale e contrattuale dei rapporti di lavoro coerente con la sfida competitiva imposta dalla globalizzazione e dai nuovi mercati. Anche dopo le recenti innovazioni apportate dalla legge Treu e, più ancora, dalla legge Biagi è palese, e non solo nei settori maggiormente esposti alla competizione internazionale, l’insofferenza verso un corpo normativo sovrabbondante e farraginoso che, pur senza dare vere sicurezze a chi lavora, rallenta inutilmente il dinamismo dei processi produttivi e l’organizzazione del lavoro. Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Maurizio Sacconi, ha inviato nei giorni scorsi alle parti sociali la bozza del disegno di legge delega che mira a riformare lo storico Statuto dei lavoratori. Un nucleo di diritti universali e indisponibili per tutti i lavoratori dipendenti verranno individuati attraverso la delega che prevede anche l’estensione degli ammortizzatori sociali e la valorizzazione di percorsi formativi per competenze e in ambiente produttivo.