È noto che la televisione, almeno nella sua accezione tradizionale, sia obbligatoriamente da considerare un fenomeno di massa che ha mutato comportamenti e abitudini, che ha delineato i nuovi tempi della vita quotidiana e dei suoi fedelissimi telespettatori. Con gli anni programmi e contenuti, varietà ed eventi sportivi (questi ultimi più che mai), hanno assunto la forma di spettacoli la cui peculiarità consisterebbe, tra le altre cose, nell’agire sui processi sociali di un pubblico. Quel pubblico che nel giro di qualche decennio ha realizzato di non poter rinunciare alla compagnia di una scatola piena di suoni e immagini colorate. Gli spettatori naturalmente si sono evoluti, modificando necessità e preferenze, permettendo agli autori di rinnovare e adattare in continuazione format e palinsesti. Finché in tempi molto recenti, la stessa natura del palinsesto, inteso nella sua classica versione che scandisce la quotidianità, è stata oggetto di profonde analisi il cui obiettivo non è stato altro che rilevarne la reale efficacia su ascoltatori sempre più avanzati e progrediti tecnologicamente (e capaci di organizzare autonomamente i propri contenuti, oltre che di crearli, come succede per gli user-generated-content). Internet ed il telefono cellulare (gli apparecchi mobili in genere) consentono nuove forme di multimedialità, nuovi processi di socializzazione e obbligano gli operatori – aspetto non di poco conto attualmente – a considerare nuove formule di erogazione dei servizi; non ultimo, suggeriscono un susseguirsi di analisi strutturali (così tante da poter essere considerate in “real time”) finalizzate a ricordare i passaggi decisivi di questo determinante trend, contemporaneamente mobile e televisivo. A questo scopo Giuseppe Riva (professore di Psicologia della comunicazione e di Psicologia e nuove tecnologie della comunicazione presso l’Università Cattolica di Milano), Massimo Petitti (Innovation Director presso 3 Italia) ed Eleonora Uggé (responsabile Comunicazione e Media per la CIC International) hanno scritto “Oltre la televisione, dal Dvb-h al Web 2.0”, un volume completo e competente, fondamentale per scoprire i paradigmi alla base della tv, considerata nel suo più ampio significato, e alla base della più attuale convergenza tra telefonia mobile e internet. Gli autori introducono la loro raccolta di riflessioni in modo singolare, chiedendosi per prima cosa quali siano i motivi per scrivere l’ennesimo libro sulla televisione. La risposta viene meticolosamente strutturata in circa duecento pagine di riflessioni sociali, analisi tecnologiche – molto interessante e preciso il capitolo sul Dvb-h, Digital Video Broadcasting Handheld – ed economiche, che culminano (e si concludono con la presentazione indiretta di un nuovo punto di vista) in un’intervista a Nasser Al Salim, vice presidente del Dipartimento Network Development di Etisalat, nota società di telecomunicazioni degli Emirati Arabi. Il libro contiene anche un’ampia panoramica sulle strutture di mercato predominanti nell’attuale mondo della vendita dei servizi televisivi, un pianeta notoriamente costituito da neologismi e interattività, dove la costanza negli aggiornamenti non può che migliorare la qualità dei servizi e aumentare e perfezionare le modalità di erogazione degli stessi. Il volume è pubblicato da Led, Edizioni Universitarie di Lettere, Economia e Diritto; 188 pagine; prezzo al pubblico € 19,50. (Marco Menoncello per NL)