Il 28 aprile a partire dalle ore 10 in poi – organizzato dallo staff dell’ingegnere Troisi – si è svolto a Roma in viale America 201 un incontro presso il Ministero con all’ordine del giorno l’amministrazione della banda L sulla quale si sono appuntati i timidi interessi di alcuni gestori di servizi telematici.
"Subito si è avvertito che alcune associazioni – rappresentate dalle medesime vecchie conoscenze – non essendo loro bastata la catastrofe del digitale terrestre cui non hanno saputo far fronte neppure rivendicando le più elementari richieste come quelle dell’adozione di un decoder unico e di una preventiva assegnazione Lcn, intendevano creare le premesse di un disastro ancora maggiore ai danni delle radio imprigionandole in consorzi gestiti da loro, con la speranza di sfruttare al massimo l’opportunità di salassarle economicamente", ci fa sapere con una nota l’ente esponenziale CONNA (la più antica associazione di emittenti locali ancora in attività nella forma originaria), estremamente critica nei confronti di altri consessi associativi, che indubbiamente non stanno passando un bel momento, dopo la dimostrazione di una disastrosa gestione della migrazione al DTT che sta portanto all’annientamento di oltre 1/3 delle emittenti locali analogiche. Il rappresentante del Conna ci ha dichiarato di aver "assistito sbalordito ad una raffica unanimistica di pretese sulle frequenze che vanno dai 1452 ai 1492 Mhz (40 Mhz) per realizzare al più presto la radio in digitale: gli stessi vecchi argomenti già sentiti in passato a proposito dell’imposizione del numerico alle tv". Di fronte ad una assemblea di interessati "e furiosi (escluso appena qualcuno e fatto salvo l’ingegner Antonio Vellucci che presiedeva) decisi a non farsi togliere l’osso di bocca e a spingere per l’adozione forzata del digitale radiofonico, il rappresentante del Conna non si è lasciato influenzare e mantenendo la calma ha fatto la sua proposta". Prendendo le mosse "dal tentativo di esproprio delle frequenze dei canali televisivi che vanno dal 61 al 69, dopo aver dichiarato il digitale radiofonico "intempestivo" e dannoso perché obbligherebbe le radio attualmente in banda di modulazione di frequenza a comprare e ad attivare apparecchiature in tecnica digitale senza poter essere ascoltate per lungo tempo da un parco ricevitori attualmente inesistente, la soluzione del problema prospettata sarebbe quella di "scambiare" l’espropriazione dei canali 61-69 con l’uso della banda L da parte dei servizi telematici, esclusa una piccola parte da adibire alla sperimentalità radiofonica digitale per chi intende praticarla (Rai o altri)". "Vedendo sfumare tanti possibili affari da una offerta così rivoluzionaria, il "gelo" e la presa di distanza dal Conna è stata unanime – continua la nota dell’associazione – un isolamento totale che invece di umiliarci ci ha fatto onore e che ci consente di dire ancora una volta a pieno titolo che se le radio e le televisioni locali non si libereranno dei parassiti che ne svendono gli interessi e campano sulle loro spalle come mignatte; se non faranno un atto di coraggio per allontanare affaristi e opportunisti esse non si salveranno". "Sopravviveranno esclusivamente le grandi aziende e le reti nazionali che assorbiranno le loro frequenze, le attrezzature di trasmissione, l’avviamento frutto di decenni di lavoro, le loro passioni. E con la loro scomparsa andrà dispersa l’indipendenza informativa e il diritto costituzionale di comunicare", conclude il Conna. In un momento in cui lo sviluppo esplosivo della radio digitale in mobile streaming dovrebbe suggerire una più attenta riflessione sull’adozione di formati di dubbio interesse per l’utenza, come al solito, ci si avventura su territori tecnologici sconosciuti che la prudenza vorrebbe fossero esplorati solo con una mappa in mano. (A.M. per NL)