DAB: quale modello per la gestione impiantistica?

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Il modello organizzativo dei consorzi DAB si evolverà della direzione del DTT? E’ possibile imparare dall’esperienza del digitale televisivo terrestre per non ripeterne gli stessi errori (come l’eccessivo rigidismo sui pdv interni)?
Certamente il modello pianificatorio sarà quello del digitale televisivo terrestre, attraverso aree tecniche, con presumibile sviluppo del processo secondo lo schema che abbiamo visto (bandi, graduatorie, ecc.). Ma per la gestione impiantistica? L’affidamento ad un gestore esterno è una soluzione congeniale rispetto a quella diretta?

Lex dixit

Il modello di pianificazione che sarà adottato è chiaro: lo descrive puntualmente l’art. 50 c. 5 del D. Lgs. 208/2021 (cd. nuovo TUSMAR), secondo il quale “L’Autorità adotta e aggiorna i piani nazionali di assegnazione delle frequenze per il servizio di radiodiffusione terrestre considerando le codifiche o standard piu’ avanzati per consentire un uso piu’ efficiente dello spettro nonché garantendo su tutto il territorio nazionale un uso efficiente e pluralistico della risorsa radioelettrica, una uniforme copertura, una razionale distribuzione delle risorse fra soggetti operanti in ambito nazionale e locale, in conformità con i principi di cui all’articolo 11. Per la pianificazione delle frequenze in ambito locale è adottato il criterio delle aree tecniche”.

Dicotomia

L’esperienza del DTT ha visto, in definitiva, una piena conclamazione di quella distinzione prevista oltre 20 fa (L. 66/2001) “tra i soggetti che forniscono i contenuti e i soggetti che provvedono alla diffusione, con individuazione delle rispettive responsabilità, anche in relazione alla diffusione di dati, e previsione del regime della licenza individuale per i soggetti che provvedono alla diffusione”.

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Gestione impiantistica professionale

Al di là dei problemi contingenti (come nel caso delle aree tecniche 01 e 03 con numerose contestazioni mosse dai fornitori di servizi di media audiovisivi che a breve saranno devolute alla giustizia civile), l’affidamento della distribuzione dei contenuti a network provider strutturati ed efficienti garantisce una continuità d’esercizio ed il completo disimpegno degli editori dalla gestione di siti radioelettrici e problematiche interferenziali, ambientali, sanitarie, urbanistiche ed energetiche.

Mercato sbloccato

La riflessione che sollecitiamo è quindi: ora che il mercato della radio digitale via etere si è sbloccato, si andrà anche col DAB in questa direzione?

Outsourcing

Cioè, al di là del ruolo formale di operatore di rete in capo al consorzio destinatario dei diritti d’uso, è preferibile che la gestione tecnica sia affidata a terzi e qualificati gestori delle infrastrutture di distribuzione del segnale?

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Riunioni di condominio vs operatore unico. O quasi

L’esperienza sin qui condotta dai primi consorzi di radio locali, con continue e defatiganti riunioni per l’assunzione di decisioni anche minime a riguardo della gestione operativa della rete di distribuzione, secondo alcune emittenti locali da noi interpellate, suggerirebbe l’affidamento in outsourcing a strutture specializzate (le stesse anche per consorzi diversi). Secondo un’altra scuola di pensiero, il controllo gestionale del network di impianti dovrebbe invece rimanere sotto il controllo diretto dei soci dei consorzi, cioè degli editori.

La sensazione

La risposta al momento non c’è, ma la nostra sensazione, dopo numerose consultazioni, è che si andrà gradatamente verso un ruolo formale dei consorzi. Delegando quello sostanziale a player professionali attrezzati allo scopo. Che non necessariamente saranno gli stessi del DTT.

foto antenne di Floriano Fornasiero

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