DAB: la prova del 9

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Dopo gli esiti della consultazione sulla bozza delle Linee guida (termine per le osservazioni: 10/01/2023), dovrebbero essere pubblicati i bandi per l’attribuzione ai consorzi di radio locali dei diritti d’uso relativi alle frequenze individuate dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni a fondamento del Piano DAB provvisorio (ex Delibera n. 286/22/CONS).
Nelle aree tecniche soggette a procedure competitive (cd. beauty contest), sarà un banco di prova per verificare quali delle diverse strategie adottate dai consorzi risulteranno vincenti e quali lasceranno a piedi coloro che hanno puntato sul cavallo sbagliato.
L’esperienza del DTT avrebbe dovuto essere maestra. Sarà così?

In realtà, la nostra sensazione è che il comparto radiofonico non abbia sufficientemente fatto tesoro di quanto accaduto in occasione del processo di refarming della banda 700 MHz. Procedura su cui saranno modellati i bandi per l’assegnazione dei diritti d’uso della radio digitale.

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Modelli di prova

A parte le precedenti previsioni normative e regolamentari recanti elementi di forte sovrapposizione tra i due modelli, la bozza delle Linee guida sui bandi DAB è chiara sul punto: le procedure nelle situazioni di competizione (cioè nelle aree tecniche dove le frequenze saranno meno dei soggetti che ne richiederanno l’attribuzione) sono un mix tra quelle dei bandi per operatori di rete DTT e per fornitori di servizi di media audiovisivi (FSMA).

Ancora una volta i PDV

E ciò sia sul piano tecnico, con le consuete forche caudine dei punti di verifica dei segnali (PDV) con cui si valuterà il rispetto dei rapporti interferenziali interni (tra aree tecniche) ed esterni (internazionali), approvando o bocciando progetti di rete, che su quello dei punteggi di natura  finanziaria ed economica (che non sono sinonimi, ma concorrono insieme a determinare la sostenibilità dell’ente consortile) ed imprenditoriale (dipendenti, regolarità amministrativa dei consorziati, ecc.).

Business

Passando, naturalmente, da fattori non oggetto di valutazione ministeriale, ma non per questo meno importanti: i modelli di business commerciale. Posto che una società consortile ha uno scopo mutualistico compatibile con finalità di lucro.

La prova del DTT

Bene. come noto, col DTT sono stati premiati gli operatori di rete nazionali (o sovrareali) declinati in ambito locale, che, conseguendo facilmente maggiori punteggi nei beauty contest, nella quasi totalità dei casi, hanno ottenuto l’attribuzione dei diritti di primo livello e, dove hanno partecipato alle procedure competitive, anche di secondo livello.

Sostenibilità

Già da qui si dovrebbero trarre elementi di riflessione strategica. Ma quelli da valutare non dovrebbero essere solo gli aspetti immediati, cioè legati alle condizioni di partecipazione ai bandi.

Riflessioni ex post

In ambito televisivo, successivamente all’assegnazione dei diritti d’uso e quindi dell’attribuzione della capacità trasmissiva, a nemmeno un anno di distanza, si stanno già manifestando le conseguenze economiche di determinate scelte. Con situazione di insostenibilità dei costi da parte di fornitori di contenuti, che, in qualche caso, non ne avevano correttamente valutato la portata, sposando un modello di business (per loro) inopportuno. Circostanza che, in ambito radiofonico, dovrebbero comportare la domanda: il mio consorzio come si sosterrà?

Film in replica

Il dubbio, quindi, è che il film del refarming DTT vada in seconda visione.

 

 

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