Qualche voce era trapelata già quest’estate, ma il solleone l’aveva fatta scivolare via senza lasciare troppo il segno. Questa volta, però, il brusio è divenuto notizia ufficiale: Romano Prodi, ex Premier, ex Presidente della Commissione Europea, da novembre diverrà uno dei volti – se non il volto – più importante di La7.
La sorella minore della tv italiana in chiaro, che da anni mira a candidarsi come possibile terzo polo, aggiunge un altro grandissimo nome, questa volta un po’ atipico, al suo già collaudato parco di personaggi di prim’ordine. Volti che associano qualità a grande pubblico, come Enrico Mentana, Gad Lerner e Serena Dandini, non ancora ufficiale ma a un passo dal passaggio alla tv di Ti Media; giornalisti e dirigenti di grande successo come Paolo Ruffini, Corrado Formigli, Luca Telese e poi comici di grandissimo appeal come Maurizio Crozza. Insomma, i nomi per costituire un terzo polo ci sono tutti. Qualcuno direbbe si tratti di un terzo polo antiberlusconiano, ma forse sarebbe più appropriato definirlo un terzo polo speculare al livellamento verso il basso che da un paio di decenni a questa parte sta interessando la televisione italiana mainstream, ossia Rai e Mediaset. “La nascita di un terzo polo televisivo si potrà avere solo quando al mercato sarà data una sistemazione organica e definitiva” aveva detto pochi giorni fa l’a.d. Giovanni Stella, durante il suo intervento nel corso di un convegno dedicato al settore televisivo. Purtroppo nemmeno l’agognato digitale darà una struttura più bilanciata al nostro oligopolio e allora l’unica arma di La7 è quella di portare in video personaggi di grande richiamo, che portino con sé in dote centinaia di migliaia, milioni di spettatori. Prodi sarà, nelle loro intenzioni, uno di quelli. Lontano dai teatrini della politica, per lo meno ufficialmente, il Professore ha accettato l’offerta di reinventarsi conduttore televisivo. Si tratterà di un esordio, a settant’anni suonati, anche se andando a scavare negli archivi Rai è possibile ritrovare un Romano Prodi, giovane economista, in versione conduttore radiofonico, con un programma di economia edito dalla Rai di Bologna. Anche in questo caso si tratterà di un programma incentrato sull’economia, in un momento come questo in cui il tema è divenuto popolare, chiacchierato nei bar e nelle piazze, per via della situazione finanziaria del nostro Paese e dell’intero mondo occidentale, che lo ha avvicinato vertiginosamente alla vita comune dei cittadini. L’economia che diviene argomento pop, da spiegare ai meno eruditi, un po’ come era accaduto con la politica qualche lustro or sono. Il Prof sarà l’incaricato di spiegarcela, da novembre, con un programma il cui titolo provvisorio è “Il mondo che verrà” e su cui La7 punta moltissimo. Tre puntate in prima serata, con tanta promozione pubblicitaria, e poi si vedrà. Dipenderà, come sempre, dagli ascolti. Certo, Prodi non è uno che buca lo schermo, con la sua flemma proverbiale, ma di certo è uno abituato a parlare alle masse e gode di una credibilità molto radicata tra la popolazione, anche di destra, che via via dimentica le campagne denigratorie messe in atto da Berlusconi e i suoi in occasione del suo ultimo governo, tra il 2006 e il 2008. Caduto, Prodi aveva deciso che non si sarebbe più dedicato alla politica perché, ha detto recentemente, “ho avuto a suo tempo la sfiducia del Parlamento e quando prendi la sfiducia devi tornare a casa”. Niente politica, ma tv. Anche se ultimamente il suo nome è tornato alla ribalta quale possibile candidato di spessore alla presidenza della Repubblica. Chissà che il suo new deal televisivo non gli dia una mano anche nella corsa al Quirinale. (G.M. per NL)