Nel 1964, mentre il mondo andava in estasi per i quattro ragazzi di Liverpool, in Italia veniva lanciato il 45 giri “Una lacrima sul viso” (foto), prodotto musicale storico che riuscì a conquistare il pubblico italiano vendendo oltre due milioni di copie. Nell’annuale versione di Sanremo, un pettinato Bobby Solo interpretava il testo di Mogol, dando voce a quel supporto rotondo e nero che nel tempo si è trasformato e rimpicciolito tanto da sparire completamente. La musica, in soli 40 anni, ha vissuto, e in qualche modo subito, una rivoluzione tanto veloce quanto il conseguente e obbligatorio adattamento al mercato dei nuovi supporti e quanto il declino, ormai quasi definitivo, di quelli prettamente fisici (musicassette prima, cd poi). Il Corriere della Sera di oggi, in un articolo di Andrea Laffranchi, lancia addirittura l’addio ufficiale alle hit dei cd singoli, dichiarando che la stessa Fimi (Federazione industria musicale italiana) bloccherà, già dalla prossima settimana, qualunque rilevamento di mercato e classifica dedicata, per lasciare spazio al successo incommensurabile di internet. Secondo il rapporto mondiale sulla musica digitale in versione italiana, pubblicato in versione completa sul sito della federazione (www.fimi.it), se il 1999 è stato caratterizzato da un record di vendite (ricordiamo tra gli altri il singolo “Il mio nome è mai più” con Ligabue, Jovanotti e Piero Pelù: 1 milione di copie vendute), il 2006 ha confermato in modi diversi l’infiltrazione del web nel mercato musicale, registrando al contrario un crollo delle vendite dei cd. La musica viene acquistata via internet sempre più spesso, motivo per il quale Fimi ha individuato i cinque fattori vincenti della rete che, sebbene sembrino piuttosto intuitivi, hanno messo in ginocchio qualunque altra forma di vendita: in internet è più facile trovare esattamente la musica che si sta cercando (senza scomodarsi per raggiungere un negozio); la varietà di scelta non è paragonabile nemmeno al più ampio store dei centri commerciali; i prezzi per canzone sarebbero più ridotti in relazione al costo del cd (da notare che le tendenze negli acquisti dimostrano come gli acquirenti siano stanchi di dischi contenenti solo due o tre brani piacevoli; vanno in rete e comprano solo quelli che desiderano, limitando dunque i costi); il web ti permette di ottenere anche musica gratuita (e non si parla in questo caso di brani scaricati illegalmente, ma di ampie selezioni legali o etiche – vedi www.tntvillage.org – nei siti dedicati); per concludere la top five di Fimi, non bisogna dimenticare che in rete è possibile ascoltare un brano prima di acquistarlo, eliminando così il vecchio motto “soddisfatti o rimborsati”. Questa molteplicità di comodità sta ottenendo un effetto devastante sugli italiani che, sempre secondo i dati raccolti da Fimi nel suddetto rapporto, raggiungono il primo posto in Europa per singoli scaricati dai cellulari attraverso i portali di internet (e dimostriamo ancora una volta la massiccia infiltrazione di telefonini nel nostro paese, la più alta al mondo, ndr). Come succede per la televisione, dove ognuno diventa autore del proprio palinsesto, la musica rende ogni fruitore creatore della propria playlist, vocabolo a servizio di questa presunta libertà digitale. Non rimane che arrendersi alla popolarità della musica liquida, alla quale diversi personaggi italiani rispondono semplicemente con un alone di nostalgia, non solo per i 45 giri, ma per i supporti musicali in genere. Edoardo Vianello, ripensando agli anni ’60 e a tormentoni come “I Watussi” e “Abbronzantissima”, sottolinea come a qualcuno piaccia ancora collezionare dischi, come la tradizione musicale ha insegnato agli attuali genitori. Tra i più giovani l’obiettivo è cambiato: ora la differenza la fanno gli strumenti, i lettori mp3, i cellulari, gli ancora poco diffusi media receiver, grazie ai quali un’artista può diventare internazionale in pochi minuti dalla pubblicazione della sua prima canzone. A quanto pare gli afecionados dovranno accontentarsi dei francobolli: Poste Italiane ha recentemente scelto di ricordare così Mina e Domenico Modugno. E così “Volare” diventerà un epitaffio a memoria dell’omonima canzone. (Marco Menoncello per NL)