Romani è cosciente di camminare sulla uova con il decreto di recepimento della direttiva 2007/65/CE sui media, ma allo stesso tempo è deciso a non cedere facilmente.
Così, dopo un pesantissimo fuoco incrociato sulla prima bozza del "suo" decreto legislativo, il viceministro al MSE con delega alle Comunicazioni, uscendo dalla commissione trasporti della Camera, ha confermato l’apertura ad alcune modifiche per la parte che riguarda le quote destinate alla produzione dei film e per quella relativa ai diritti residuali, ma allo stesso tempo ha mostrato fermezza circa altri principi regolatori. Per quanto riguarda le quote e le sotto-quote destinate ai film, Romani ha evidenziato che ”la filosofia e’ quella di un sostanziale ripristino”; allo stesso modo, sui diritti residuali ”non siamo piu’ contrari al fatto che nel contenzioso tra broadcaster e produttori indipendenti si possa trovare una forma per la quale vengano anch’esse ripristinate”. Secondo il viceministro, così ”si e’ data una risposta positiva al mondo del cinema italiano”. Su internet, invece, Romani ha precisato: ”e’ la stessa direttiva europea ad equiparare alla televisione vera e propria la web tv e quella in live streaming. Vogliamo evitare pero’ che si dica che vogliamo controllare il web. Internet – ha puntualizzato Romani – restera’ libero. Ma quando c’e’ un prodotto editoriale, come Youtube, con video on demand che appartengono ad altri e su cui si fa sfruttamento commerciale, e’ necessario che questo venga assimilato ad un video on demand tradizionale”. Stante questo principio, chi decidesse di aprire un sito internet dovra’ dimostrare di possedere alcuni ”requisiti amministrativi”. Ciò però non significa, ha precisato il viceministro anticipando nuove critiche, che detta attività sia subordinata al rilascio di una ”autorizzazione”. I requisiti amministrativi, ha evidenziato Romani, saranno definiti da un regolamento che verra’ emanato dall’Agcom.