Con l’avvento di Raul Castro (foto), Cuba si scopre un Paese liberale. Ironie a parte, la salita al potere del fratello minore del leader maximo pare aver portato, perlomeno, alcuni cambiamenti di facciata. La prima mossa da Presidente del Consiglio dell’eterno delfino di Fidel è stata, infatti, quella di aprire il mercato delle vendite di alcuni beni tecnologici prima proibiti sull’isola. O meglio, la cui vendita precedentemente avveniva soltanto al mercato nero.
Computer, dvd, televisori di misura compresa fra 19 e 24 pollici, biciclette elettriche, forni a microonde, antifurti per auto e bollitori saranno distribuiti presto presso i negozi di elettronica e resi accessibili alla popolazione nella sua interezza, alleggerendo così le restrizioni cui è soggetta oramai da decenni. Restrizioni certamente dettate anche dal rigido embargo (qui chiamato “el bloqueo”) imposto dagli Stati Uniti, anche se la veemenza con cui questo viene continuamente sbandierato e vituperato non è assolutamente pari alla sua reale influenza. Resta ora da vedere, comunque, quanto queste “liberalizzazioni” influiranno realmente nello stile di vita dei cubani. Con ogni probabilità, infatti, così com’è costume sull’isola, i prezzi che saranno imposti su queste apparecchiature elettroniche supereranno decisamente le possibilità economiche della popolazione e non faranno altro che alimentare il mercato nero, che a Cuba si sviluppa praticamente in ogni campo e su ogni genere di bene di consumo. Giusto alcune settimane fa, ad un incontro con i giovani comunisti, Ricardo Alarcòn diede delle risposte a dir poco pittoresche ai ragazzi che gli domandavano come mai per colpa della doppia moneta uno spazzolino da denti costasse praticamente quanto lo stipendio di due, tre giorni di un cubano medio (www.corriere.it/esteri/08_febbraio_10/cotroneo_cuba_6bb3f3b0-d7b3-11dc-ad39-0003ba99c667.shtml).
Il vero problema della perla dei Carabi è proprio questo assurdo regime di doppia moneta (il “peso cubano” e il “peso convertible” o “chavito”, assimilabile come valore a quello del dollaro), che non fa altro che creare una confusione incredibile, favorendo i turisti (pochi) e spingendo verso la miseria la popolazione che, praticamente, non può permettersi nessuna vena consumistica.
Più che di liberalizzazioni, perciò, a meno di clamorose smentite dai fatti, si tratterebbe di cambiamenti di facciata per accattivarsi le simpatie della comunità internazionale. (Giuseppe Colucci per NL)