Lunedì, per Cuba, è stato un giorno decisivo. Un giorno da annoverare tra quelli fondamentali per il progresso economico e tecnologico del paese, ormai da troppo tempo limitato da insostenibili restrizioni. Infatti, i rivenditori autorizzati di tutto il paese, di proprietà dell’operatore monopolista dell’isola Etecsa (partecipato, tra l’altro, al 27% da Telecom Italia), sono stati presi d’assalto da centinaia di cittadini interessati non solo ad acquistare un telefonino nuovo, ma anche ad attivare un abbonamento di telefonia mobile. Fino alla liberalizzazione della vendita dei telefonini da parte di Raul Castro (attualmente – sempre in seguito alle operazioni di Castro – risultano sdoganati anche gli elettrodomestici e l’elettronica di consumo), i cubani non potevano sottoscrivere un abbonamento con l’operatore, tanto meno essere proprietari di un telefonino cellulare. La maggiorparte di questi sembra che aggirassero il problema con l’ausilio tecnico ed economico dei turisti che affollano il paese, unici soggetti al quale l’acquisto e il possesso di apparecchi di telefonia mobile fosse, fino alla settimana scorsa, concesso. Ora chiunque sembra che possa procurarsi un cellulare. Addirittura, chi in passato era stato in grado di reperirne uno abusivo, potrà facilmente metterlo in regola. Rimane da affrontare il problema dei costi: nonostante le ingenti code apparse di fronte a punti vendita, un abbonamento costa 120 dollari, circa la metà di uno stipendio medio a Cuba. Gli apparecchi telefonici hanno invece a prezzi a partire dai 60 dollari. A quanto pare, però, gli isolani sono pronti a incredibili sacrifici, pur di poter vivere la libertà di una conversazione telefonica con l’estero. (Marco Menoncello per NL)