"Da parecchio tempo si ribadisce la necessità di avviare un tavolo di confronto tra Istituzioni e Associazioni di categoria con l’obiettivo di procedere con urgenza alla riforma del sistema televisivo locale al fine di creare i presupposti per il rilancio del comparto".
Il rinnovato appello viene dalla Federazione Radio Televisioni (FRT), secondo la quale " Le cause che hanno portato le tv locali all’attuale situazione di crisi sono state esaminate nei minimi dettagli e sono ormai note anche ai non esperti del settore, ivi compresi i c.d. "tecnici" dell’attuale governo". Per il sindacato, "Uno dei maggiori problemi, al di fuori da ogni polemica, è proprio legato alla mancanza di interlocutori (anche questo è stato più volte denunciato) istituzionali capaci di progettare, pianificare e prendere decisioni strategiche, di ampio respiro, che incidano sulla struttura dei mercati. I rappresentanti dell’attuale Governo tecnico presso il Ministero dello Sviluppo Economico – Comunicazioni (dal Ministro Corrado Passera al Sottosegretario Massimo Vari) hanno finora dimostrato scarso interesse (e, purtroppo, poca competenza) riguardo le problematiche delle tv locali". "Il processo di digitalizzazione terrestre, nel bene o nel male, a seconda della prospettiva dalla quale lo si osserva, si è concluso", continua la FRT, che sottolinea come esso fosse "un processo previsto e programmato con largo anticipo dall’Unione Europea e realizzato – come d’uso – con una buona dose di improvvisazione e in fretta e furia dall’Italia. Infatti, a riprova di quanto detto, nei tre anni e mezzo intercorrenti tra il primo (fine 2008 Sardegna) e l’ultimo (5 luglio Sicilia) switch-off sono stati modificati più volte leggi e regolamenti, mettendo un pezza ogni volta che si apriva un buco nel sistema normativo. Tutto ciò, oltre a determinare il caos generalizzato (vedi regolamentazione LCN e ripianificazione del piano frequenze), ha dato la sensazione agli imprenditori televisivi (e peggio ancora agli inserzionisti pubblicitari) di operare in un contesto caratterizzato da provvisorietà ed incertezza". Al centro della riflessione, naturalmente, c’è il caso dei canali 61- 69, considerato "emblematico": "da anni si conosceva la reale destinazione della banda 800 Mhz, ma nonostante tutto il Ministero ha costretto le tv locali a fare gli switch-off (e quindi a realizzare gli investimenti necessari) per poi richiedere, in cambio di un indennizzo che non copre neppure gli investimenti effettuati, le stesse frequenze assegnate un anno prima. C’era tutto il tempo per gestire e governare non solo la fase transitoria relativa al passaggio al digitale terrestre ma anche il dopo che, se vogliamo, è ancora più importante perchè definisce lo scenario di riferimento e il contesto competitivo del settore. Oggi invece le emittenti televisive locali, a loro volte non immuni da gravi colpe, si trovano alla fine della prima fase (quella della realizzazione della rete) sfinite, senza risorse, deluse, scoraggiate e con le idee confuse su come affrontare la seconda è ben più importante fase (quella della realizzazione dei contenuti) riguardante l’offerta dei servizi informativi legati al territorio e il riposizionamento sul nuovo mercato della comunicazione che vede la presenza di più soggetti riuniti dalla convergenza digitale e da internet. In ballo ci sono oltre 5 mila posti di lavoro, la difesa della libertà di informazione e la stessa storia delle tv locali italiane", conclude la FRT. (E.G. per NL)