I soci di Rcs Mediagroup hanno «sicuramente delle responsabilità» per la situazione che si è determinata nella società, che sta per varare un piano industriale che prevede 800 esuberi, la cessione o la chiusura di dieci periodici e la vendita della sede di via Solferino, a Milano.
E, «se l’azienda fosse stata una public company in senso stretto, allora l’azienda avrebbe dovuto rispondere al mercato e da molto tempo quel management sarebbe stato spazzato via». A dirlo all’Adnkronos è Guido Roberto Vitale, già presidente di Rcs Mediagroup. Avvicinato in una via del centro di Milano, Vitale spiega che «la crisi della Rizzoli, come quelle di altre case editrici tradizionali, viene da molto lontano. Si sarebbe dovuto pensare per tempo a ridisegnare una strategia per lo sviluppo di Rcs. Invece, l’assenza di una proprietà forte e di un impegno del management a raggiungere lo scopo sociale, cioè a combattere per avere una redditività soddisfacente, non c’è stato». Che i soci abbiano delle responsabilità «è fuori di dubbio», conclude Vitale, ma «è anche un problema di privilegi concessi al personale, stratificati nel tempo, senza badare al conto economico». (Adnkronos)