Testicula tacta, le emittenti radiofoniche locali (per quelle tv la questione è più complessa) intravedono segnali di ripresa del mercato pubblicitario prima del previsto. Si era detto da più parti che la crisi economica avrebbe toccato l’apice nel corrente mese, dopodiché si sarebbe rimasti sul fondo del barile fino a giugno, per poi percepire minimali segni di ripresa che si sarebbe mostrati con più nitidezza verso la fine del 2009. Invece, richiamando gli scongiuri dell’apertura, pare che il tutto si sia leggermente contratto, di modo che, dopo un gennaio da incubo ed un febbraio dai sudori freddi, il mese di marzo avrebbe fatto schedare da parte di molte stazioni commerciali di medie dimensioni un buon livello di raccolta pubblicitaria. E non stiamo parlando di pubblicità nazionale, che pure ha avuto ottime performance, ma del solito bistrattato mercato locale. Certo, è presto per cantare vittoria, ma i segnali – che non riguardano, beninteso, solo la pubblicità – ci sono e sono tra loro coerenti. Qualcuno dice che è la primavera che favorisce l’ottimismo, oppure che i media italiani sono stati vittime di sé stessi, secondo la più classica delle profezie autoavverantesi. A furia di dire che c’era crisi, hanno spinto anche gli italiani che in crisi non erano a frenare i consumi, così determinando una contrazione degli investimenti pubblicitari e contribuendo a provocare per davvero quella crisi minacciata, poi enunciata e infine veramente provata.