Analizzando i dati raccolti da Nielsen Media Research, appare evidente la tendenza degli inserzionisti storici a diminuire progressivamente i budget destinati all’advertising. Nello specifico, nel 2012, il dato peggiore (-21.9%) è stato registrato dal cinema, seguito dai periodici (-14.8%), dai quotidiani (-13.3%) e dalle affissioni (-14,2%).
Internet è l’unico medium a conseguire un bilancio positivo (+11.2%), anche se la sua crescita pubblicitaria ha rallentato rispetto al trend del primo trimestre 2011. Non si tratta però di una distribuzione diversa della spesa, quanto di una riduzione generalizzata degli investimenti pubblicitari, anche se la contrazione ha salvato alcuni settori merceologici che hanno mantenuto più o meno stabili i loro budget. Tengono infatti anche in un anno così difficile le promozioni delle attività commerciali legate al tempo libero (+24.8%), al turismo (+7.6) e soprattutto agli alimentari e al comparto automobilistico, che calano meno rispetto alla media del mercato (rispettivamente -7.7% e -5.5%). Tra i singoli mezzi, il crollo non ha salvato la televisione: complessivamente sono stati destinati al piccolo schermo 2,27 miliardi di euro (9.5%, ossia 238 milioni in meno di spesa). Una stretta dei cordoni della borsa che ha penalizzato un po’ tutti gli operatori televisivi, dai big player Mediaset, Rai (che hanno perso quote di mercato in parte recuperate da La7) e Sky Italia, alle martoriate tv locali (che hanno registrato cali di fatturato anche superiori al 40%). Situazione invece stabile per la radio, che riporta lo stesso dato negativo dello scorso anno (-5,5%). (V.V. per NL)