da Franco Abruzzo.it
Varese, 1 ottobre 2007. Venerdì scorso è uscito l’ultimo numero, dopo 126 anni di pubblicazione, dello storico settimanale cattolico ‘Il Resegone’ di Lecco. Ieri è stata la volta di un altro settimanale controllato dalla Curia milanese: ‘Luce’ che veniva diffuso nel Varesotto e Alto Milanese. La chiusura dei due settimanali, cui ne faranno seguito quelle di altri, rientra in un piano generale di riorganizzazione editoriale. ‘Luce’ chiude i battenti dopo 94 anni di attività e la società che lo gestiva è stata messa in liquidazione. “Quando il 10 giugno 1996 iniziai una nuova esperienza professionale come direttore di ‘Luce’, non avrei mai immaginato di dovere un giorno scrivere un editoriale che riunisse sotto lo stesso titolo il saluto ai lettori e l’annuncio della sospensione della pubblicazione del nostro settimanale”, scrive Saverio Clementi, direttore responsabile del settimanale che con la sua chiusura lascia a casa cinque giornalisti, due tecnici ed altrettanti amministrativi. Nel suo editoriale Clementi definisce “incomprensibile” la scelta di chiudere il settimanale. “Non la condividiamo e non l’abbiamo mai condivisa, avendo la consapevolezza che il giornale si poteva salvare”. Il direttore, inoltre, conclude: “Paghiamo l’esclusione da salotti e centri di potere la cui frequentazione è spesso condizione indispensabile per attingere a prebende di varia natura, ma abbiamo anche voluto sottolineare la nostra diversità nel fare un’informazione non gridata ma di qualita'”. (AGI)
Con questo numero il nostro settimanale interrompe la pubblicazione dopo 94 anni
L’AMAREZZA E L’ORGOGLIO DI UN SALUTO AI LETTORI
di Saverio Clementi
Quando il 10 giugno 1996 iniziai una nuova esperienza professionale come direttore di “Luce”, non avrei mai immaginato di dovere un giorno scrivere un editoriale che riunisse sotto lo stesso titolo il saluto ai lettori e l’annuncio della sospensione della pubblicazione del nostro settimanale. Purtroppo così è. Non è facile tenere distinti questi due aspetti di un commiato: l’amarezza del momento e i ricordi personali si intrecciano condizionando una serena valutazione di un tratto di strada assai lungo. Dico subito che gli anni trascorsi al “Luce” sono, almeno per me, letteralmente volati. Un periodo scandito dai rigidi tempi del lavoro giornalistico e con l’occhio sempre pronto a scrutare il territorio per individuare quei fatti degni di essere trasformati in notizie. Ogni numero è stato il risultato di un complesso e delicato lavoro di squadra che ha coinvolto più soggetti: redazione, grafici, personale amministrativo, collaboratori. È a loro che vanno il mio grazie e la mia riconoscenza. Ho avuto la fortuna di lavorare con persone motivate e professionalmente valide. Non sono mancati momenti di tensione e di incomprensione, eppure alla fine hanno sempre avuto il sopravvento il senso di responsabilità e l’affetto per una testata alla quale siamo stati tutti orgogliosi di appartenere. E’ questo che fa la differenza: chi ha scelto di lavorare al “Luce” lo ha fatto portando un di più di motivazioni che affonda le proprie radici nella storia e nelle caratteristiche fondanti del settimanale. Nei suoi 94 anni di vita, “Luce” non ha mai dimenticato la mission che i padri fondatori gli affidarono: essere un giornale al servizio dei lettori, legato alla Chiesa e al territorio, costantemente preoccupato di non trasformare le notizie in pietre, anche a costo di scontentare i potenti di turno troppo spesso abituati ad avere rapporti privilegiati con i media. Una scelta che forse abbiamo pagato con l’esclusione da salotti e centri di potere la cui frequentazione è spesso condizione indispensabile per attingere a prebende di varia natura. Abbiamo anche voluto sottolineare la nostra diversità nel fare un’informazione non gridata ma di qualità, preoccupata di dare spazio e risalto a ciò che unisce piuttosto che a ciò che divide, tesa a costruire ponti con tutti, non solo con chi la pensa come noi. Uno stile, questo, oggi purtroppo minoritario tra i media e che a volte sembra condizionare anche testate a vario titolo legate al mondo cattolico. E’ per questi e per tanti altri motivi che ci riesce difficile accettare la decisione di cessare la pubblicazione del nostro e vostro giornale. Il numero di “Luce” che abbiamo confezionato questa settimana è diverso dai soliti; abbiamo infatti scelto di dare voce a tante persone che in questi anni ci sono state vicine e hanno accompagnato il nostro lavoro. Ne esce un quadro interessante che affidiamo alla vostra riflessione. Da parte nostra ci vorrà del tempo per superare l’amarezza e le preoccupazioni del momento. Siamo certi però che arriverà il momento in cui sarà possibile ripensare a questi anni con maggiore lucidità e forse allora capiremo anche gli errori commessi. Di una cosa però sono certo, e con me tutti coloro che hanno condiviso questa esperienza: se si è sbagliato, lo si è fatto in buona fede, senza aver mai usato il settimanale per fini estranei alla sua vocazione. “Luce” arriva oggi al capolinea, ma come per gli autobus segna soltanto la fine della corsa per poi ripartire dopo un periodo, più o meno lungo, di riposo, così vogliamo sperare che accada anche per il nostro giornale. Non sappiamo quando e come ricomincerà questa affascinante e difficile avventura; ci piace però pensare che prima o poi qualcuno raccoglierà il testimone che oggi restituiamo ai legittimi proprietari della testata. Usciamo di scena ringraziando coloro che ci hanno dato la loro fiducia e con i quali abbiamo condiviso tanti momenti belli ed alcuni dolorosi. Con orgoglio possiamo dire che ne è valsa la pena. Nonostante tutto.
28/09/2007
Comunicato della proprietà
Con il numero del giornale oggi in distribuzione, cessano le pubblicazioni de “Il Resegone”.
La decisione della messa in liquidazione delle società da parte della proprietà non è sicuramente indolore. Coinvolge, infatti, un foglio informativo che è stato capofila in tanti momenti della storia della stampa cattolica. Tuttavia il bilancio della editrice e le mutate sensibilità dei fruitori degli strumenti di comunicazione non lasciano alternativa.
L’ultima parola di questo congedo non può che essere quella della gratitudine. Il ringraziamento sincero, allora, va senza dubbio a ciascun dipendente, ai collaboratori, ai fedeli abbonati, ai lettori occasionali e a quanti, a qualsiasi livello e con dedizione, hanno servito la Chiesa locale lasciandosi coinvolgere nello sforzo di comunicare il Vangelo agli uomini del proprio tempo attraverso la carta stampata. Siamo certi che continueranno a farlo di là dagli strumenti.
La Proprietà