Dall’americana Ap alla francese Afp, le maggiori agenzie di stampa del mondo versano in una crisi senza precedenti. Come per il resto del comparto dell’informazione tradizionale, anche per questo tassello, per oltre un secolo imprescindibile per qualunque pubblicazione giornalistica, sembra essere giunto il momento dell’accantonamento.
Il responsabile è sempre internet e i cambiamenti che questo ha apportato alla velocità e alla struttura dell’informazione nel nuovo millennio. “Ancora oggi sono le agenzie a permettere alle televisioni di preparare i loro grandi appuntamenti, alle radio di dare le prime informazioni a caldo, ai giornali di pubblicare le loro analisi, ai siti web di attirare l’audience, ai blog di suscitare commenti sull’attualità”. Sembra un commento datato almeno una decina d’anni e invece lo diceva appena tredici mesi fa Philippe Massonet, direttore dell’Agence France Presse. “Le agenzie di stampa – continuava Massonet – devono affermare forte e chiaro di essere un ingrediente insostituibile per un’informazione completa e di qualità e fungere da bussola nel labirinto mediatico”. Sempre nella stessa intervista, il giornalista francese sosteneva che il vero problema delle agenzie di stampa nel mondo non fosse il cambiamento del sistema informativo, ma il prezzo degli abbonamenti che le testate devono pagare alle stesse per ricevere le notizie. Ahilui, si sbagliava. Il ruolo dell’agenzia di stampa, infatti, nel moderno mercato dell’informazione, è messo in discussione. Un tempo erano queste a fornire la gran parte delle notizie che riempivano le pagine dei giornali; erano le prime a segnalare gli eventi e a darli in pasto al chiacchiericcio dei giornali. Oggi, con l’immediatezza e i bassi costi che la rete consente, qualunque sito di un qualsiasi giornale può fungere da agenzia di stampa e, a volte, persino precederla. Per non parlare della possibilità di utilizzare video amatoriali, inviati da cittadini normali, che non di rado catturano le immagini in esclusiva e si comportano da agenzia di stampa per un giorno. Insomma, il ruolo tradizionale di fornitore di informazione super partes, che con brevi lanci da poche righe davano il la per la costruzione delle notizie da parte dei giornali pare sempre più messo in discussione. Il ruolo apolitico che da sempre la figura dell’agenzia di stampa ha ricoperto è dovuto al fatto di appartenere – in tutto il mondo che si definisce “democratico” – a una sorta di cooperativa composta da editori di giornali che, non concedendo a nessuno una maggioranza relativa nell’azionariato, riescono a preservarne l’indipendenza. In Italia, ad esempio, leggere il sito dell’Ansa equivale, oramai, a leggere il portale di un qualsiasi quotidiano, come Repubblica o il Corriere. Questo, però, non solo perché i siti dei maggiori giornali nazionali abbiano assunto il ruolo – acquisito – di agenzia di stampa, ma perché l’arma che l’agenzia italiana ha utilizzato per rispondere a questa tendenza è stata quella di arricchirsi di contenuti, oltre che di notizie, di pubblicare articoli veri e propri, interviste e video; non solo rilanci da poche righe. Il tutto, sfruttando la credibilità e l’autorevolezza che il marchio Ansa intrinsecamente possiede. Solo così l’agenzia di stampa italiana per eccellenza è riuscita a rispondere ai trend del settore.Chi sta attraversando un periodo di crisi nera è la Dpa, l’Ansa tedesca. Recentemente, la sua neonata concorrente Dapd l’ha definita oramai “superflua” per il mercato informativo tedesco. La Dpa, che come l’Ansa appartiene a una cooperativa di circa 190 editori di quotidiani e riviste (ognuno dei quali detiene non più dell’1,5%), sta attraversando anzitutto una crisi economica. Nel 2009, come scrive ItaliaOggi, ha messo in bilancio introiti per 90 milioni di euro (quattro in meno rispetto all’anno precedente), ottenendo, però, ricavi per soli quattro milioni. Non solo, recentemente l’agenzia ha subito una grossa mazzata dall’abbandono di uno dei suoi maggiori clienti, il gruppo Waz, che conta in tutta la Germania 38 giornali e 148 redazioni locali. La Waz, come sempre più gruppi editoriali si avviano a fare, ha deciso di provvedere da sé al proprio fabbisogno giornaliero di notizie, senza dover pagare commissioni milionarie ad altri fornitori. Internet ha fatto il resto: la velocità a cui viaggiano le notizie ha fatto sì che, sempre più spesso, il ruolo delle agenzie venga saltato nel processo informativo.Data la situazione disastrosa, il direttore Marte von Trotha ha annunciato per quest’anno le sue dimissioni. Dando inizio all’agonia della Dpa. (G.M. per NL)