Pubblichiamo altre reazioni alla nostra provocazione odierna (Promozione radio: dov’è finita la creatività italiana?).
Andrea, da Milano, commenta una delle considerazioni pubblicate:
“Vediamo però quale pubblicità raccoglie più attenzione. Durante l’imbocco dell’autostrada sono più attento a capire in che direzione andare o a frugare nel portafoglio per poi pagare (come nella A8 – A9, che paghi all’ingresso dell’autostrada e non all’uscita). Quindi la mia attenzione è relativa (forse maggiore lo è di chi è sul sedile a fianco). Ritengo però che sulla pompa di benzina l’attenzione sia nettamente superiore. Lì non si scappa. L’occhio cade sicuramente. E se la campagna viene fatta per medio-lungo periodo non può non portare risultati positivi, fosse solo per la “popolarità” del nome (come noto premiata in Audiradio).
E comunque distinguere i due “pubblici” non mi pare corretto: chi usa l’auto è ovvio che faccia anche carburante (che sia in autostrada o in città). Inoltre il ragionamento dell’operatore locale che dice “se metti la pubblicità su una pompa di benzina la legge solo chi ne usufruisce” non può essere del tutto vero e, anzi, rilevarsi come un pericolo “autogol”: a questo punto anche fare pubblicità alla radio potrebbe essere limitativo perchè la ascolta solo chi ne usufruisce…”.
Alberto, da Catania
“Avete un’idea del gettito pubblicitario sulla radio all’estero e in particolare in Spagna? Fa spavento rispetto all’Italia, fanalino di coda negli investimenti sulla radio in Europa. Qui si fatica a pagare la bolletta dell’Enel e anche le radio più grandi lesinano sui collaboratori. Sono situazioni non paragonabili”.
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