Secondo il Capo del dipartimento dell’organizzazione giudiziaria del Ministero della Giustizia il sistema giustizia potrebbe in parte autofinanziarsi.
In un articolo, pubblicato su Guida al Diritto del Sole 24 Ore n. 46/2007, Claudio Castelli Capo del dipartimento dell’organizzazione giudiziaria del Ministero della Giustizia, esamina la situazione delle risorse destinate alla giustizia. In primo luogo segnala che seppure le quote del bilancio dello Stato destinate alla giustizia siano sempre nel corso degli anni, seppure minimamente, aumentate (da un 1,34% nel 1997 si è passati all’1,57% nel 2007), non per questo si deve ritenere che le risorse stanziate stiano effettivamente aiutando il funzionamento degli uffici giudiziari. Infatti ogni periodo può avere le proprie e peculiari necessità contingenti, si segnala ad esempio la necessità per lo Stato ad avere dovuto ripianare per ben due volte, nel 2004 e nel 2006, i costi che Poste Italiane anticipava (si tratta di debiti del valore di 800 – 400 milioni di euro) per conto della giustizia. I costi per la giustizia vengono ripartiti fra tre diverse amministrazioni: quella giudiziaria, penitenziaria e minorile, oltre alle spese dello stesso ministero. Vi sono poi i consumi intermedi, ossia le somme destinate all’acqua, gas, luce, cancelleria, sistemi di sicurezza, benzina, autovetture etc. Per tali consumi si è ricorso al sistema dell’indebitamento da parte degli uffici giudiziari nei confronti dello Stato. Tale sistema è molto costoso in quanto non consente alcun tipo di controllo da parte degli organi centrali sulla spesa. Vi sono poi le spese per l’informatica, i cui stanziamenti sono considerati del tutto inadeguati dal Capo del dipartimento dell’organizzazione giudiziaria, specie in riferimento alla volontà di introdurre effettivamente il processo civile telematico. Vi sono poi i debiti accumulati, fra cui vi sono anche quelli per la informatizzazione degli uffici, che lo Stato nel corso degli anni cerca di coprire e di fare diminuire, però ricorrendo alla politica dei tagli. L’amministrazione della giustizia si occupa poi anche della manutenzione degli edifici demaniali destinati agli uffici giudiziari, nonché a rimborsare ai Comuni il 95% del costo di locazioni a privati per la collocazione degli uffici. La costruzione di nuovi edifici o le ristrutturazioni invece dovrebbero essere finanziate con la Cassa depositi e prestiti, che però è inattiva dal 2001. Le quote destinate all’edilizia demaniale sono state negli ultimi anni del tutto inconsistenti ed è chiaro a chiunque che rimandare all’infinito interventi di riparazione o di manutenzione comporta sicuramente un aggravio dei costi. Vi sono poi le spese di giustizia che riguardano direttamente l’esercizio della funzione giurisdizionale, fra cui, oltre ai costi delle retribuzioni dei magistrati togati e del personale giudiziario (che costituiscono all’incirca ben il 53% dei costi), si segnalano le intercettazioni (come sappiamo dai costi imponenti), le custodie, le consulenze (i cui costi sono anch’essi fuori controllo), le notifiche, il patrocinio a spese dello stato (con costi che aumentano in maniera esponenziale e sono fonte di notevoli polemiche), gli stanziamenti e le indennità per i giudici onorari, fra cui vi sono anche i Giudici di Pace. Altro problema è costituito dal sistema di erogazione degli stanziamenti che, secondo il Capo del dipartimento, non consentirebbe né il controllo delle spese, né la conseguente possibilità di programmazione. Infatti attualmente gli stanziamenti passano dal ministero direttamente nelle mani dei Presidenti delle Corti d’Appello e ai Procuratori Generali, che, a loro volta, li distribuiscono ai vari uffici. È auspicabile un maggiore decentramento del ministero che dovrebbe portare ad attribuire le risorse alle direzioni regionali ed interregionali di nuova costituzione, che, a loro volta, le attribuiranno ai singoli uffici, consentendo così un maggiore e più fattivo controllo improntato all’obiettivo della programmazione e della responsabilizzazione della spesa. Per la giustizia si spende poco e male, anche per colpa delle caratteristiche su cui si fonda il sistema giustizia, tuttavia occorre anche considerare che, allo stato, non si riesce neanche a recuperare le enormi risorse che potrebbero derivare dal pagamento delle sanzioni pecuniarie, dalle spese processuali, dai beni sequestrati e confiscati. Se si riuscissero a recuperare tali enormi tesori si potrebbe anche pensare ad un sistema giustizia che si possa, in larga parte, autofinanziare. (D.A. per NL)