Così non va. La ripresa economica non si fiuta: ormai la si registra nei libri contabili. Da novembre/dicembre 2013, la raccolta pubblicitaria ha ricominciato a salire, prima nella radio ed ora anche nella tv.
Ma non si può tripudiare. Le emittenti, svigorite dalla crisi, devono combattere un male oscuro che non si riesce a estirpare: l’atteggiamento persecutorio di una Pubblica Amministrazione incapace di comprenderne le urgenze. Se dalle altri parti d’Europa si apre un’impresa in poche ore, da noi, spesso, per ottenere un’autorizzazione al trasferimento di un impianto di radiodiffusione servono fino a 10/15 anni e molte migliaia di euro. In compenso, per abbattere le aziende sopravvissute alla più grande crisi economica dell’era moderna e travolgere posti di lavoro, basta un irresponsabile foglio di carta emesso all’esito di un’istruttoria magari sommaria, cui (forse) porranno rimedio i giudici amministrativi a distanza di anni, quando ormai il tapino destinatario sarà estinto. Eppure la P.A. è fatta di uomini; di quelle stesse persone che fuori dai loro uffici si lamentano di come in Italia non funzioni nulla. Incoscienza, più che incoerenza.