Cosa è la NetTV? E perché?

di Tommaso Tessarolo – Mentre da noi si fatica a far decollare la vera televisione digitale, in paesi come Stati Uniti e Regno Unito si studiano e si prevedono i nuovi fenomeni. Perché la nuova Tv sta già cambiando le carte in tavola


da Punto Informatico

Roma – Sta per finire questo anno, che senza dubbio è stato caratterizzato da un rinnovato entusiasmo verso la tecnologia ed il web in particolare. Ci sbilanceremo nelle prossime settimane in una serie di “previsioni” su cosa è più probabile che accada nel corso del 2007, ma per il momento riteniamo più importante fare due passi indietro per cercare di fissare quei concetti che ci aiuteranno a capire meglio quella che sarà la realtà del prossimo futuro.
L’abbiamo già detto: Internet sta cambiando la TV, e lo sta facendo in un modo irreversibile. Ogni settimana un nuovo studio, una nuova ricerca, sottolineano quanto questa rivoluzione sia già evidente nei numeri che si misurano. Le nuove generazioni stanno progressivamente perdendo il contatto con la televisione, a favore di Internet e videogiochi. La televisione sta perdendo audience da tempo, sicuramente per colpa delle nuove forme d’intrattenimento che abbondano nel nostro mondo moderno, e di un’offerta molto ampia che tende a frammentare il pubblico esistente. Ma sta perdendo spettatori anche per le tipologie di contenuti che propone, troppo ristrette, e la modalità di fruizione che generalmente viene imposta.

Molto semplicemente usando la rete come antenna, accendendo la nostra Net TV, abbiamo già oggi una quantità di contenuti tale da poter soddisfare i gusti anche delle più piccole nicchie di spettatori (anche in Italia una minima offerta si sta formando). E con un PC on box dedicato, possiamo goderci la visione dei nostri contenuti preferiti quando vogliamo. Tutto questo sta avvenendo al di fuori delle logiche conservatrici dei telecom operator, che continuano a spacciare per Internet Television quelle che in realtà sono offerte chiuse all’interno di reti private, dove lo spettatore continua ad essere costretto a sottostare ad un palinsesto ristretto scelto da altri.

Riassumendo schematicamente, i pilastri su cui si fonda la Net TV sono tre:

È aperta, ed ha Internet come antenna. l’IPTV no.
È ricca di contenuti generati da produzioni indipendenti, capaci di soddisfare i gusti anche di nicchie molto piccole. La TV “classica” è di solito generalista, spara quindi sul mucchio cercando di proporre contenuti che vadano bene al maggior numero di telespettatori possibile.
È prevalentemente non lineare, ovvero non in diretta. I contenuti vengono di norma selezionati e scaricati usando un PC, per poi essere visti dove e quando si vuole.
Se si comincia a ragionare in questi termini, si potrà vedere come l’industria televisiva ed il mondo del web siano già perfettamente consapevoli che su questi tre punti dovrà essere fondata la strategia del prossimo futuro. Le televisioni devono evolvere, se non vogliono estinguersi, e per far questo devono innanzi tutto capire i temi del cambiamento, farli propri, e costruire un offerta credibile di conseguenza. Questa consapevolezza traspare da tre interviste che ho avuto il piacere di leggere nelle ultime settimane e della quali riporto di seguito alcuni estratti, per capire con quanta lucidità si stia affrontando il tema. Questo almeno in USA e Regno Unito, dove l’evoluzione del mercato televisivo e di quello del web sono evidentemente meno soggetti alle pressioni industrial/politiche che il nostro paese impone.

La prima intervista interessante da analizzare è quella a George Schweitzer, President of Marketing, del network americano CBS:

Quello che stiamo capendo è che la gente, in un mondo di scelte, vuole cose con le quali ha già familiarità, in altre parole la gente vuole ciò che è già un brand. Andranno sempre a cercare prima quello che conoscono, prima di esplorare cose nuove. Questi sono i benefici che un universo multipiattaforma ci dà.
Anderson nel suo The Long Tail, ha sottolineato più e più volte quanto la lunga coda non significhi affatto la morte delle hit. Un successo rimane un successo anche in un economia allargata qual è quella del web. Il traino che viene dato dalle produzioni “di successo” è in ogni caso fondamentale per garantire una base solida a qualsiasi iniziativa di distribuzione digitale. iTunes senza U2, Madonna e Coldplay non sarebbe diventato un caso di successo, generando poi quella caccia ai contenuti di nicchia che è stata misurata e che continua ad espandersi.

Certamente tutto ciò ci pone dentro una sfida, dove noi non abbiamo più il controllo del palinsesto. Non siamo più in un mondo dove abbiamo gli spettatori che guardano un determinato show alle otto, un altro alle nove ed il prossimo alle dieci. L’esperienza di visione della TV sta diventando progressivamente “non lineare” a causa delle diffusione dei DVR. Non si ha la necessità di essere a casa quando uno show viene trasmesso, per riuscire comunque a vederlo. Non si è più obbligati a vederlo seguendo il nostro palinsesto. Ed è possibile vedere qualcosa su un altro network mentre si sta registrando qualcos’altro sul nostro.
Recenti studi dimostrano che chi ha un registratore digitale, chiamatelo PVR, DVR o come volete, spende oltre il 40% del suo tempo televisivo guardando contenuti registrati. Oggi la scarsa diffusione dei PVR, qui da noi, è prevalentemente causata dall’alto costo che questi apparecchi hanno, e dall’assenza di una Guida Elettronica ai Programmi (EPG) di “sistema” capace di dare ai PVR la base su cui lavorare. In ogni caso la non linearità della fruizione televisiva è un fatto: chi può farlo tende a farlo. E con il web questa sarà la modalità prevalente.

La seconda intervista è a Mr. Van Toffler, MTV President, che per il prossimo anno ha annunciato una serie importante di investimenti mirati a rivoluzionare la presenza online del network preferito dalla giovani generazioni. Alcuni siti di MTV rimarranno strettamente legati alle trasmissioni di successo, altri verranno invece concepiti ad hoc per catturare nuovi interessi.

La bellezza del web è che ci sono delle barriere minime d’ingresso. Non costa poi cosi tanto attivare dei siti. I quali possono vivere per tutto il tempo che si vuole e tu puoi costantemente aggiornarli, che sia una riproposizione dei contenuti TV, video, o testi verso i quali la nostra audience abbia espresso interesse, interesse che non sempre riusciamo a soddisfare in TV. Potrei non essere in grado di trattare la spiritualità su VH1 o MTV, ma abbiamo un modo per far sì che persone con interessi simili possano connettersi gli uni con gli altri a creare le loro micro comunità.
La televisione “classica” vive in un contesto di risorse scarse. Le frequenze sono poche, molto care e fortemente contese. Di fatto non molti canali possono permettersi di trasmettere su scala nazionale. Ma soprattutto le nostre giornate non contano più di ventiquattro ore, delle quali solo 4/5 sono particolarmente significative per una TV. Questo significa che i palinsesti, anche quelli satellitari, non possono che essere concepiti intorno alla necessità di sfruttare al meglio il poco tempo a disposizione, proponendo contenuti che possano piacere alla “maggior parte” delle persone.

C’è una grande quantità di siti dedicati alle nicchie sul web. Non se ne parla perché ci sono siti come YouTube e MySpace che hanno decine di milioni di utenti unici. Ma se si aggrega un numero consistente di piccoli siti, focalizzati su interessi “speciali”, intorno agli interessi della nostra audience, come ad esempio la cultura dello skating, del tuning delle macchine…
Ecco allora che la scarsità di risorse del “mondo reale”, quello fatto di atomi, magicamente svaniscono entrando nel mondo dei bit. La rete permette alla TV di avere un palinsesto virtualmente infinito dove ogni nicchia può avere un suo spazio. E, come Anderson ha mostrato nel migliore dei modi, è l’aggregazione a fare la forza.

L’ultima intervista è quella a Steve Olechowski uno dei fondatori di Feedburner, che notoriamente è il servizio online più utilizzato per la distribuzione di feed RSS. Sappiamo che il Podcasting è di fatto un feed RSS, che porta a corredo degli “allegati multimediali” come file Audio o Video. Parlare di Podcasting Video significa riferirsi a quello che ad oggi sembra essere lo standard per eccellenza per la distribuzione di contenuti video per la Net TV.

Certamente penso che ciò che abbiamo visto con iTunes, Yahoo e con altri grandi motori di Podcasting è che stanno cominciando a fare affari con alcune della grandi Media Companies per distribuire show televisivi usando l’RSS, e certamente prevedo che questo accadrà molto presto, che ci saranno dei feed di show TV ai quali la gente potrà “sottoscriversi” invece di essere obbligata a stare di fronte alla TV alle 9 di sera del giovedì, la gente dirà “datemi un feed, mi aspetto una nuova puntata alle 9 di sera del giovedì, ma se avrò altro da fare lo potrò sempre vedere dopo”.
Uno dei passaggi fondamentali, che vedremo nel 2007, sarà portare il Podcasting direttamente all’interno dei nostri televisori, cosi che l’esperienza dello spettatore possa essere praticamente identica a quella che si ha con un PVR. Ma questo significa che oggetti come il TiVo sono destinati a morire?

No, il TiVo non è obsoleto: TiVo è alimentato da un feed, che non è nel formato RSS, ma in futuro non sarei sorpreso se lo fosse, e che questo diventi il modo con cui i content provider distribuiranno i loro contenuti alla gente, al posto di utilizzare il “cavo”.
Queste le tre testimonianze autorevoli che confortano a pieno il nostro punto di vista su cosa la Net TV sarà.

È interessante vedere come i grandi attori americani ed inglesi siano già da tempo al lavoro su queste tematiche, nella consapevolezza che questo futuro non può più essere ignorato. Qui da noi, gli unici tentativi di ibridazione tra TV e web che abbiamo potuto vedere sono degli abomini senza capo né coda, che tentano di conservare le vecchie logiche televisive anche sul web. Tutto il resto è fumo negli occhi, IPTV in testa.

Varrebbe forse la pena prendere un po’ più sul serio questo fenomeno e cominciare a dedicare un lavoro concreto sul tema, favorendo il più possibile la sperimentazione. Sarebbe bello, in tutto ciò, che anche “dal basso” cominciassero ad emergere delle iniziative, soprattutto per quanto riguarda la produzione di contenuti Net TV in lingua italiana.

I primi tentativi che si vedono sulla rete sono fiacchi, privi di un vero spirito innovativo e, molto spesso, lontani da una vera idea propositiva. Scimmiottare quello che accade in altre nazioni non è una buona idea. Se è pur vero che viviamo in un epoca di “format globali” è altrettanto vero che ogni nazione, ogni popolo, fa storia a sé. Ed essendo la Net TV prevalentemente la TV delle nicchie, sarebbe importante cominciare a capire come i nostri produttori indipendenti, ed i “ProAm”, voglio coinvolgerci all’interno di questo nuovo mondo. C’è tanto da fare, interessanti opportunità si stanno aprendo, forza e coraggio.

Tommaso Tessarolo

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